FONDAZIONE ARCHIVIO LUIGI NONO ONLUS

La terra e la compagna

Canti di Cesare Pavese per soprano e tenore solisti, coro e strumenti
Scheda

Data di composizione: 1957.

Testi: Cesare Pavese

Organico: Soprano, Tenore solisti. Coro costituito da 6 Soprani, 6 Alti, 6 Tenori, 6 Bassi. 4 Flauti, 4 Trombe in Re, 4 Tromboni, 5 Violini, 5 Viole, 4 Violoncelli, 4 Contrabbassi, 8 Piatti sospesi (perse misure), 4 Tam tam, Campane, Vibrafono, Marimba, Glockenspiele

Durata: 8' ca.

Dedica: Dem "Neuen Werk" und Dr. Herbert Hübner gewidmet

Editore: Ars Viva Verlag, Mainz, Studien-Partitur Edition AV 56

Prima esecuzione assoluta: Amburgo, Das Neue Werk-Norddeutscher Rundfunk, 13 gennaio 1958; Chor e Sinfonieorchester des Norddeutschen Rundfunks, Dir. Hans Rosbaud; Ilse Hollweg (soprano), Helmut Krebs (tenore)

Sinossi

La perfezione de Il canto sospeso si prolunga in un componimento del 1957 che si figura tra i più celebri di Nono. Si tratta di La terra e la compagna, canti di Cesare Pavese per soprano, tenore, coro e strumenti. Il superbo gioco di incastri di frammenti sonori che recano scomposte le sillabe del testo de Il canto sospeso viene qui ripreso in modo da raccogliere due perse liriche di Pavese. Il procedimento compositivo usa una tecnica di articolazione cromatica e intervallare non rigorosamente seriale ed è un sintomo che la tecnica di incontro degli elementi comincia a essere riluttante di fronte alla produzione di strutture rigorose. Il disagio e l’insofferenza per un linguaggio non immune da rischi dell’accademismo serpeggia tra i pentagrammi di questa bellissima partitura fino a manifestarsi esplicitamente nel finale dove le percussioni e i fiati si fronteggiano con una acredine ben palesata dalle tensioni dinamiche. Sui pentagrammi di La terra e la compagna veglia però benefico il respiro dell’ispirazione, la passione accesa dai versi di Pavese che certo in quegli anni dovettero colpire non poco la sensibilità di Nono.

Enzo Restagno

(tratto dal catalogo Con Luigi Nono, 46° Maggio musicale fiorentino, Teatro Comunale di Firenze 1983, p. 739)

Altre versioni
Testi

Cesare Pavese, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, Giulio Einaudi Editore, Torino 1951

Terra rossa terra nera,
tu vieni dal mare,
dal verde riarso,
dove sono parole
antiche e fatica sanguigna
e gerani tra i sassi –
non sai quanto porti
di mare parole e fatica,
tu ricca come un ricordo,
come la brulla campagna,
tu dura e dolcissima
parola, antica per sangue
raccolto negli occhi;
giovane, come un frutto
che é ricordo e stagione –
il tuo fiato riposa
sotto il cielo d'agosto,
le olive del tuo sguardo
addolciscono il mare,
e tu vivi rivivi
senza stupire, certa
come la terra, buia
come la terra, frantoio
di stagioni e di sogni
[che alla luna si scopre
antichissimo, come
le mani di tua madre,
la conca del braciere.]

Tu sei come la terra
che nessuno ha mai detto.
Tu non attendi nulla
se non la parola

che sgorgherà dal fondo
come un frutto tra i rami.
C'é un vento che ti giunge.
Cose secche e rimorte
t'ingombrano e vanno al vento.
[Membra e parole antiche.]
Tu tremi nell'estate.

Tu non sai le colline
dove si è sparso il sangue.
Tutti quanti fuggimmo
tutti quanti gettammo
l'arma e il nome. [Una donna
ci guardava fuggire.]

Uno solo di noi
si fermò a pugno chiuso,
vide il cielo vuoto,
chinò il capo e morì
sotto il muro, tacendo.
Ora é un cencio di sangue
e il suo nome. [Una donna
ci aspetta alle colline.]

Scritti di Nono

7. La terra e la compagna (1957)

[7a]

ogni fissazione di principi e assiomi estetici è vana, come vana è l’accademia dei giochi intellettuali alla luce categoriale degli stili, ché il continuo divenire delle cose umane si ritrova nella sua traduzione artistica con la stessa vitalità evolutiva e rivoluzionaria che le è propria. l’uomo-sociale introduce nel moto della vita elementi sempre nuovi di progresso, i quali o si affiancano ai già esistenti, non ancora esauriti nelle loro funzioni, o ne determinano l’immediato mutamento, originando nuovi rapporti. due fasi, evoluzione e rivoluzione, due fasi strettamente conseguenti: mercé le cui forze propulsive, e specie quella anche violenta della seconda in cui violenza altro non è se non ampliamento della capacità umana, si attua la umana continuità. la vita si realizza in forma talmente viva, ché il presente è già il passato nel futuro. in modo analogo, ma da analizzare ogni volta concretamente nella diversità della sua concreta situazione, procede tra spazi tra suoni tra colori l’uomo-poeta. egli da forma al presente volto verso il futuro. crea la tradizione, non ne vegeta accademicamente, i suoi mezzi sono quelli del suo tempo, a lui arrivati attraverso l’elaborazione storica, da lui criticamente conosciuti e innovati secondo le nuove esigenze, non presi a prestito da particolari periodi del passato saltando a ritroso nella storia. opera in quanto vive la sua epoca nel suo slancio progressivo.[1] è che l’uomo-sociale e l’uomo-poeta sono due manifestazioni della medesima realtà: in ambedue vive come spinta originaria la presa di coscienza del mondo esterno in cui essi vivono, e al quale danno forma nella trasformazione. partecipazione soggettiva naturalmente ma in funzione della realtà esistente: realtà storica della società nel suo ambiente naturale. ché alla luce di questo rapporto viene a inserirsi con vera ragione l’operato umano nella sua funzione verso la vita. ché in questo rapporto è insita la potenziale capacità umana a dar forma tanto più piena e pregna alla vita, quanto più profondo e diretto ne sarà l’accostamento nella sua totalità di moto e progresso. ché al colore della vita, gioiosi per la sua bellezza, si opera lontani da artifizi vuoti o da nebbie visionarie. e ricorda e ammonisce Antonio Machado: “non è il logico che nella poesia canta ma la vita, anche se non è la vita che da struttura alla poesia, ma la logica”. Cesare Pavese (1908-1950) è una delle personalità più importanti della letteratura italiana moderna. Dalle due raccolte di liriche La terra e la morte e Verrà la morte e avrà i tuoi occhi sono tratti i testi del mio ciclo La terra e la compagna, la prima parte del quale, in sé compiuta, verrà eseguita oggi. La terra – elemento vitale – e l’amore – atto vitale.

[1] come risulta lontana, e non per il tempo, la condizione di chi fa arte “lontano da discorsi e discordie” e con “… la testa appoggiata a un guanciale di nuvole azzurre” come Li Po, e proprio in un periodo particolarmente tumultuoso della dinastia Tang. e come vicina, e non per il tempo, quella invece per cui “io sono testimone” dei “150 000 000” come Wladimir Majakowski.

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Luigi Nono. Scritti e colloqui, a cura di A.I. De Benedictis e V. Rizzardi, Ricordi-LIM («Le Sfere», 35), Milano 2001, vol. I, p. 429-430

TESTO BASE: Precisazioni, dattiloscritto PSS, Collezione Luciano Berio

IE: Norddeutscher Rundfunk Hamburg, das neue werk, Amburgo 1958 (programma di sala per il concerto del 13 gennaio 1958), [p. 11].

RT: LN-Stenzl, p. 120;

LN-Feneyrou, pp. 283-285

Il dattiloscritto in italiano qui riprodotto come TESTO BASE è allegato a una lettera non datata indirizzata a Luciano Berio. L’assenza dell’ultimo capoverso – sola variante rispetto a IE, integrata qui in traduzione dal tedesco – fa presumere un’iniziale autonomia del testo che, di fatti, non reca alcun riferimento diretto a La terra e la compagna né a Cesare Pavese. Tale ipotesi è confortata dall’analisi della sola stesura dattiloscritta in italiano conservata in ALN – che attesta uno stadio redazionale precedente al TESTO BASE – in cui a fine testo è visibile una glossa manoscritta su Pavese (indecifrabile) palesemente aggiunta in un secondo tempo. Su questo dattiloscritto sembra basarsi una ulteriore stesura in tedesco (ALN) che, pur presentando delle minime varianti di contenuto rispetto al testo di IE, ne è lessicalmente lontana.

Traduzione dal tedesco (ultimo capoverso di IE) di Veniero Rizzardi

[7b]

La donna, la compagna nella natura; la natura nella donna, nella compagna. La donna, la compagna in un paesaggio pavesiano sulla resistenza. Insistenza, nel mio lavoro, nella tematica donna-natura-amore-lotta (da Intolleranza 1960 a Non consumiamo Marx, 1969), nella reciprocità di queste formanti decisive e di scelta nella nostra vita. Il coro sviluppa la tecnica di ‘frantumazione’ linguistica del testo e sua ricomposizione musicale in cui il testo scelto è determinante nella sua struttura fonetica semantica per la composizione e l’espressione risultanti. Comprensione e intelligibilità del testo significano comprensione e intelligibilità della musica con tutte le questioni derivanti, dalla capacità di percezione acustica (non schiava di abitudini e modelli precedenti) alla capacità di intendere il fatto nuovo musicale nella sua specificità tecnico-espressiva (e non adattandolo a orecchi di passiva e falsa abitudine letteraria-teatrale).

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Luigi Nono. Scritti e colloqui, a cura di A.I. De Benedictis e V. Rizzardi, Ricordi-LIM («Le Sfere», 35), Milano 2001, vol. I, p. 430-431

IE: RAI-Radiotelevisione Italiana, I concerti di Roma. Stagione pubblica 1969/1970, Roma, Auditorium del Foro Italico, (programma di sala per il concerto del 28 febbraio 1970), [pp. 4-5] (TESTO BASE).

RT: LN-Stenzl, p. 121;

LN-Feneyrou, p. 285

Bibliografia

- Franziska BREUNING, Luigi Nonos Vertonungen von Texten Cesare Paveses, LIT Verlag, Münster 1999, pp. 98-125.

- Michelangelo ZURLETTI, Le opere corali, in Autori vari: Nono, a cura di E. Restagno, E.D.T. Edizioni di Torino, Torino 1987, pp. 116-125.

Audio/Video