FONDAZIONE ARCHIVIO LUIGI NONO ONLUS
Composizione per orchestra n. 2: Diario polacco ’58
per orchestra e percussioniData di composizione: gennaio-giugno 1959 / revisione 1965
Organico: 4 Flauti, 4 Oboi, 4 Clarinetti, 4 Fagotti; 8 Corni, 4 Trombe, 4 Tromboni; 16 Violini, 8 Viole, 8 Violoncelli, 8 Contrabbassi; 16 percussioni (8 Piatti sospesi, 4 Tamtam, 4 Lastre sottili di metallo (Soprano, Contralto, Tenore, Basso), 4 Tom-tom, 4 Tamburi senza corde, 4 Gran Casse, 4 Timpani Soprano, Contralto, Tenore, Basso), 4 Tamburi di legno-pelle, 4 Tamburi di legno, 4 Tamburi cilindrico di legno, 4 Fruste)
Dedica: “A Nuria” [Nono]
Durata: 14’
Editore: Ars Viva AV 66 (1959)
Committente: Hessischer Rundfunk
Prima esecuzione assoluta: Darmstadt, Stadthalle, 2 settembre 1959, Internationale Ferienkurse für Neue Musik des Kranichsteiner Musikinstituts in Verbidung mit den Tagen für Neue Musik des Hessischen Rundfunks, Darmstadt; Radio-Sinfonie-Orchester Frankfurt, Dir. Bruno Maderna
Nell’ottobre del 1958 Nono era stato invitato a Varsavia per la seconda edizione del Festival internazionale di musica contemporanea (l’Autunno di Varsavia tuttora esistente). In seguito Nono avrebbe descritto le impressioni suscitate dai luoghi, e dalle persone incontrate in Polonia come un rapido, incalzante susseguirsi di sollecitazioni, sorprese, di stati d’animo contrastanti. Le immagini dei lager di Auschwitz e Birkenau, del ghetto di Varsavia ma anche delle bellezze di Cracovia, della natura sui monti Tatra, compongono il vero e proprio programma della composizione che Nono abbozza poco dopo il ritorno: un prologo e un epilogo riferito ai suoni e alle impressioni di Venezia avrebbero incorniciato quattro episodi intitolati Tatra, Krakow, Oswiecim (Auschwitz), Warszawa. Il progetto iniziale era molto complesso: dopo vari tentativi Nono definì un’orchestra divisa in quattro gruppi strumentali separati, archi, legni, ottoni, percussioni, “rispecchiati” da quattro altoparlanti in sala che avrebbero dovuto diffondere i suoni elettronici di un nastro a quattro piste (sarebbe stata la prima esperienza del genere per Nono), più un flauto solista (Gazzelloni), amplificato e miscelato ai suoni elettronici. La soluzione definitiva è meno spettacolare, ma più trasparente alla logica compositiva del lavoro. Le quattro famiglie strumentali sono infatti ripartite ciascuna in quattro cori uguali, per un totale di sedici gruppi separati. Con un’orchestra così suddivisa, benché l’ascolto rimanga comunque di tipo frontale, il Diario polacco estende e sviluppa nello spazio acustico l’idea, già di Varianti, della riverberazione tra sorgenti diverse di uno stesso suono: altezza e timbro rimangono costanti, variano la dinamica e soprattutto la durata, in rapporto all’esigenza di muovere il suono nello spazio.
Tre diversi «modi d’essere del suono» di cui Nono ha parlato in rapporto a tre stati d’animo (l’orrore, la meraviglia, l’entusiasmo) danno luogo ad altrettante tecniche compositive differenti, centrate di volta in volta sul singolo suono, sul complesso accordale (“suono multiplo”), sul suono “vibrante”, ossia sull’unisono riverberante nello spazio; più un quarto sistema, sintesi di quei tre. Ognuna delle quattro tecniche caratterizza di volta in volta ciascuno dei 26 episodi, in cui si snoda la composizione, secondo diverse applicazioni di una tabella seriale che regola simultaneamente durate, dinamiche, composizione dei “cori”, ed effetti di “vibrazione” dove previsti. Per le altezze vengono utilizzate diverse permutazioni di un'unica serie, quella contenente tutti gli intervalli possibili nell’ambito di un’ottava. Quanto alla forma complessiva, Nono spezza la sistematicità della composizione dei singoli episodi raggruppandoli liberamente, talora secondo simmetrie locali, in quattro sezioni principali.
Espunto quasi del tutto il contenutissimo iniziale (con l’eccezione dell’episodio “Auschwitz”, il più lungo, batt. 54-108) questa organizzazione, sottolineata da un metronomo mobilissimo, rappresenta la vera realizzazione del programma “diaristico” iniziale: «rapidi, imprevisti mutamenti per mezzo dei quali irrompe l’inatteso, e nella sua molteplicità sorprende».
Del Diario polacco ’58 esiste una seconda versione, realizzata nel 1965 per l’Autunno di Varsavia. La partitura come tale varia soltanto nei metronomi, meno frequenti e più comodi; la novità è l’aggiunta di un nastro magnetico, approntato con materiali riferibili probabilmente alle musiche per l’Ermittlung di Peter Weiss, composte quello stesso anno, e a frammenti di una precedente registrazione dello stesso Diario polacco.
Veniero Rizzardi
(tratto dal catalogo “Con Luigi Nono. Festival internazionale di musica contemporanea, La Biennale di Venezia, 1992-93”, Ricordi, Milano 1993, pp. 162-163)
9. Composizione per orchestra n. 2 – Diario polacco ’58 (1959)
invitato al II festival internazionale di musica contemporanea di Varsavia, trascorsi, nell’ottobre del ’58, alcuni giorni in Polonia, incominciando a conoscere direttamente sul posto la viva e forte realtà della Polonia di oggi, la bellissima e pregnante esperienza di quei giorni mi determinò la necessità di scrivere la Composizione per orch[estra] n. 2 – DIARIO POLACCO ’58.
una caratteristica di questo mio incontro – primo incontro poiché sono ritornato più volte tra gli amici polacchi – fu la rapidità nella successione, spesso simultaneità, di situazioni differenti umane e naturali che in quei pochi giorni mi si fissarono nell’animo. e questa caratteristica fondamentale nella genesi lo è anche nella scrittura di questa mia musica. dai violentissimi sconvolgimenti provocati nel mio animo durante il mio pellegrinaggio al ghetto di Varsavia e Auschwiz-Birkenau – dove allo sgomento più tragico forse nella mia vita finora s’unisce una illuminazione catartica e lucida per la coscienza umana –, a momenti di ammirato stupore per la bellezza creata dall’uomo in Krakow e per quella naturale del grande parco in Varsavia e dei Tatra intorno a Zakopane, all’entusiasmo suscitato dalla decisa volontà di vita del popolo polacco per la necessità di libera esistenza umana – violenta resistenza al nazismo, insurrezione gloriosa di Varsavia nel ’44 e, dopo il ciclone della barbarie nazista, la costruzione materiale economica sociale e culturale della nuova Polonia su nuove strutture di base: questi e altri ancora i moti dell’animo che mi si sono determinati a contatto con la realtà polacca, in essi l’origine e il perché del mio DIARIO POLACCO ’58.
in essi la ‘provocazione’ per scrivere il mio DIARIO POLACCO ’58. sempre la genesi di un mio lavoro si basa su una provocazione umana: un avvenimento, una esperienza, un testo della nostra vita provoca il mio istinto e la mia coscienza a dare la testimonianza di me musicista-uomo. ben chiaro: a tutto ciò è completamente estranea la primitiva concezione di musica a programma-descrittiva: all’urgenza umana subentra la realizzazione musicale con i mezzi propri e esclusivi della musica. unica realtà sarà la struttura sonora – composizione sui vari parametri che costituiscono il linguaggio musicale. a sentimenti fatti emozioni nuove, che smuovono l’animo umano di oggi, corrispondono necessariamente concezioni-realizzazioni nuove dell’atto creativo-musicale. e naturalmente provocano e richiedono modi di ascolto nuovi. sempre è l’uomo a determinare ogni nuova situazione umana, allorché la sua intelligenza penetra il suo tempo e ne prende coscienza.
nella Composizione per orch[estra] n. 2 – DIARIO POLACCO ’58 – scritta fra il gennaio e il giugno del ’59 – l’orchestra è costituita da [archi] legni ottoni percussione. la percussione necessita [di] 16 esecutori, è suddivisa timbricamente in percussione metallica (8 piatti / 4 tam tam / 4 lastre di rame), pelle (4 tom tom / 4 tamburi senza corde / 4 gran casse / 4 timpani), legno (4 tamburi di legno e pelle/ 4 tamburi di legno / 4 Schlitztrommel / 4 fruste). questa suddivisione timbrica corrisponde a quella degli altri strumenti (archi legni ottoni).
la percussione non è usata come rumore, ma per la sua caratteristica particolare complessa del suo spettro sonoro, distinto da quello degli altri strumenti, in modo da avere una gamma di spettri sonori vasta, anche per le varie combinazioni possibili. ciascun gruppo è costituito da 4 ottoni / 4 legni / 10 archi / 4 esecutori di percussione. questa disposizione è strettamente funzionale per ottenere una caratteristica particolare del suono: possibilità di suono complesso per le vibrazioni simultanee di esso differenziate anche nello spazio oltre che negli altri parametri. e tale disposizione è necessaria per i tre modi di essere del suono che caratterizzano questa composizione. basta considerare la funzione della disposizione dell’orchestra come ancor oggi è usata in relazione con l’epoca con lo stile ed espressione cui era legata (è la disposizione dell’orchestra di Beethoven, di Brahms di Cajkovskij) per capire come non possa essere del nostro tempo del nostro sentire e creare. e si capisce allora il limite inventivo creativo di quanti ancor oggi continuano a seguire passivamente la tradizione quando essa non può costituire nuova tradizione, per esempio i sinfonisti attuali. questa concezione spaziale della musica si rifà come principio alla scuola veneziana del ’500 soprattutto a Andrea e Giovanni Gabrieli.
ma si differenzia completamente per la diversa concezione compositiva e sonora. è completamente estranea a questa mia musica la concezione a ping-pong, per cui la musica passa da sinistra a destra da destra a sinistra come una palla giocata nel ping-pong e tutto si risolve in questo effetto. qui è il suono che viene spazialmente composto, usando origini sonore distinte e dislocate nello spazio. concezione questa che mi sarà di base per la realizzazione di un nuovo teatro musicale, come ho in progetto. come rapporto ai tre stati d’animo come ho prima chiarito: sgomento – ammirato stupore – entusiasmo, corrispondono i tre diversi modi di essere del suono e la loro differente composizione-uso. alla rapidità di successione, spesso simultaneità, di differenti situazioni che mi hanno colpito, corrisponde una rapidità nel succedersi dei differenti cenni ‘diaristici’; rapidi improvvisi mutamenti dove sempre l’inaspettato arriva e sorprende nella sua varietà. nella percussione ho adoperato vari modi di suonare i piatti e i tam tam: bacchette di panno, di legno, con spazzole-jazz, con bacchette di ferro, strisciando sulla superficie, lasciando vibrare, fermando subito le vibrazioni ecc. e questo sempre in funzione di differenti espressioni: tecnica del suono e qualità del suono sempre in funzione espressiva. mai gioco formale o divertimento fine a se stesso. sia anche qui ben chiaro quanto mi sia completamente estranea la concezione de l’art pour l’art. In coerente evoluzione storica (al posto dell’ordine tonale che si era ormai esaurito nella sua funzione storica) la geniale concezione seriale iniziata da Arnold Schönberg gradualmente, dal suo utilizzo sui rapporti melodico-tematici degli intervalli, si è estesa a tutti i parametri del linguaggio musicale. Essa ha sviluppato una nuova mentalità concettuale compositiva nella quale ogni elemento musicale costituente viene trattato in relazione ad altri elementi. Non ci sono schemi dogmi ricette, ma ogni istante rispecchia la possibilità unica invariabile necessaria, che proprio in quel preciso momento è emersa e si è realizzata. Negli ultimi tempi il mio interesse si è concentrato sempre più sulla composizione per coro e voci soliste, anche sulla base del fatto che la voce umana non è costretta nei limiti storici funzionali degli strumenti melodici: gli strumenti sono stati inventati in un momento determinato per una determinata tecnica espressiva. La melodia non deve più essere compresa nella sua successione prospettica tipica della musica tonale. La relazione ritmo-suono si esaurisce qui con la successiva relazione ritmo-suono. (Incomprensibilmente questo è un residuo della musica tonale che ancora oggi caratterizza quasi l’intera musica e rappresenta così un limite, una confusione, una possibilità di restaurazione reazionaria nell’evoluzione attuale). Si tratta di una melodia della simultaneità nella differenziazione dei valori ritmici unitari nella loro durata e nei loro rapporti. Nella seconda e nella nona parte (coro a cappella) del CANTO SOSPESO ho iniziato questo sviluppo e l’ho continuato ne LA TERRA E LA COMPAGNA come anche nei CORI DI DIDONE – sempre tramite il coro – e ora l’ho introdotto anche strumentalmente in DIARIO POLACCO. All’ascoltatore abituato da tradizione e inerzia alla pulsazione unica ritmico-metrica, falsamente questa concezione sembrerà statica, esattamente come all’orecchio europeo sembra monotona la musica indiana, che si basa su un grado di differenziazione degli intervalli molto più ricco di quello tradizionale europeo. La capacità di creare e trovare, di produrre nuovi innalzamenti dello spirito, del sentimento e della coscienza, di capire e di spiegare è senza limiti. Chi cerca di schiacciarla e limitarla in modo arrogante autoritario e malevolo, si pone volontariamente al di fuori della storia.DIARIO POLACCO è al contempo il mio ringraziamento per l’accoglienza sincera dei miei amici polacchi.
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Luigi Nono. Scritti e colloqui, a cura di A.I. De Benedictis e V. Rizzardi, Ricordi-LIM («Le Sfere», 35), Milano 2001, vol. I, p. 433-436
TESTO BASE: Dattiloscritto ALN
IE: Luigi Nono, Composizione per orchestra n.2 – Diario polacco ’58. Bemerkungen eines Komponisten [Considerazioni di un compositore], «Blätter und Bilder», VIII, 1960, pp. 55-57.
RT: «la vernice», I/1, 1962, pp. 5-6;
LN-Stenzl, pp. 123-125;
LN-Feneyrou, pp. 287-290;
Horyzonty Muzyki, redaguja M. Bristiger, S. Jarocinski, J. Patkowski, M. Tomaszewki, Krakow, Polskie Wydawnictwo Muzyczne 1970, testo n. 8 (polacco).
TESTO BASE: copia carbone con data autografa («1959»). L’unica pubblicazione in italiano del testo, rispettosa delle consuetudini scrittorie di Nono, è avvenuta sulla rivista veneziana «la vernice» (copia in ALN), dove una nota editoriale informa che il testo è nato nel 1959 come conversazione in un programma della stazione radiofonica di Varsavia. In questa sede, così come sul dattiloscritto, non compare l’ultima parte (da «In coerente evoluzione storica…» in avanti), qui integrata con una traduzione da IE. In seguito al ritrovamento del dattiloscritto e della pubblicazione italiana, si ritengono privi di fondamento i dubbi sull’autenticità del testo avanzati in LN-Feneyrou, p. 528.
Traduzione dal tedesco (IE) di Pietro Cavallotti.
- Stefano BASSANESE, Sulla versione 1965 della Composizione per Orchestra n. 2 (Diario Polacco '58 in Atti del convegno La nuova ricerca sull’opera di Luigi Nono (Fondazione Cini, XX), a cura di G. Borio, G. Morelli e V. Rizzardi, Firenze, Olschki 1999,Fond. G. Cini - Studi di musica veneta pp. 95-105.
- Matteo NANNI, Bruch des ästhetischen Spiels. Composizione per orchestra n. 2: Diario Polacco '58 - Version mit Tonband (1965) in Luigi Nono. Aufbruch in Grenzbereiche, a cura di T. Schäfer, PFAU-Verlag, Saarbrücken 1999, pp. 25-35.
- Friedmann Arthur SALLIS, Segmenting the Labyrinth: Sketch Studies and the Scala Enigmatica in the Finale od Luigi Nono's Quando stanno morendo. Diario Polacco n.2 (1982), «Ex Tempore. A Journal of Compositional and Theoretical Research in Music», Voll. XIII/1, Spring/Summer 2006, pp. 1-23.
[LP] Bärenreiter Musicaphon BM 30 LK 1841/42,
Performers: Hessischen Rundfunks Sinfonieorchester; dir. Bruno Maderna Notes: Edito anche nel CD RCA Red Seal 74321 73509 2 (2000) |
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[CD] CDMAD 027.1 8, 1992
Recording label: Arkadia Performers: Orchestra sinfonica della RAI Roma; dir. Bruno Maderna Notes: Registrazione a Venezia del 1/10/1959 |
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[CD] Red Seal 74321 73509 2, 2000
Recording label: RCA Performers: Hessischen Rundfunks Sinfonieorchester; dir. Bruno Maderna Notes: Cd n°2 del cofanetto Musik in Deutschland 1950-2000 RCA Red Seal 74321 73656 2. |