FONDAZIONE ARCHIVIO LUIGI NONO ONLUS
“Hay que caminar” soñando
per due violini "KOE 20A"Data di composizione: 1989
Organico: 2 violini
Dedica: “A Tatiana [Gridenko] e Gidon [Kremer]”
Durata: 25’
Editore: Ricordi, 134955 (1989)
Committente: Orchester des WDR Köln
Prima esecuzione assoluta: Milano, Sala Grande del Conservatorio G. Verdi, 14 ottobre 1989; Irvine Arditti, David Albermann, violini
Nota: “KOE 20A” presente nel titolo è l'indicazione abbreviata del luogo di composizione a Berlino, Königstrasse 20a
«Hay que caminar»: queste parole si trovano in una frase che può fungere da motto per la ricerca di Nono e che viene citata frammentariamente nei titoli di questo pezzo per due violini (datato Berlino 2-3-89), e di due lavori per orchestra del 1987. A Toledo Nono lesse sul muro di un chiostro del 1300: «Caminantes no hay que caminar». O voi che camminate, non vi sono strade, c’è da camminare; non esistono percorsi segnati, strade certe e sicure, c’è la ricerca incessante, quella di Wanderer o di Prometeo. «È il mare sul quale si va inventando, scoprendo la rotta», commenta Nono (in una intervista del 1987 con Enzo Restagno). L’immagine dell’andare e del cercarsi un cammino è sottolineata dalle indicazioni per gli interpreti di “Hay que caminar” soñando: a loro Nono chiede di fare uso di diversi leggii, liberamente disposti, e di crearsi un percorso fra i leggii «camminando alla fine di ogni parte, cercandoli come cercando in cammino».
Anche ne La lontananza nostalgica utopica futura (“Madrigale per più ‘Caminantes’ con Gidon Kremer per violino solo e 8 nastri magnetici”) del 1988, Gidon Kremer si creava un percorso con la disposizione dei leggii. Ma non soltanto per evocare l’immagine del viandante: il “camminare” che Nono chiede agli interpreti della Lontananza e di “Hay que caminar” soñando ha, credo, anche una precisa ragione musicale, si lega al suo interesse per il movimento del suono nello spazio e per la sperimentazione di diversi modi di “far suonare” lo spazio, creando situazioni acustiche comunque non statiche, scoprendo le potenzialità di ambienti diversi.
“Hay que caminar” soñando si rivela affine alla Lontananza per questo aspetto che potremmo chiamare “scenico-musicale”, e perché entrambi i pezzi appartengono alla fase più recente della ricerca di Nono, a un pensiero musicale sempre più rivolto a una inquieta interiorizzazione, a un complesso procedere per frammenti, a un ansioso, incessante interrogare, a sospesi incantamenti, a una tensione visionaria scavata in una dimensione sempre più essenziale. All’interno di questa ricerca i caratteri dei due pezzi si rivelano per alcuni aspetti diversi. L’esperienza della Lontananza si lega specificamente alla collaborazione con Gidon Kremer: un frammentato e labirintico intrecciarsi di percorsi è creato dalle otto piste su nastro (registrate dallo stesso Kremer) e dalla parte per violino suonata dal vivo, e fra questa e le altre parti si stabilisce un gioco di riflessi, ombre e intersezioni teso a creare uno spazio e un tempo non univoci. La scrittura di “Hay que caminar” soñando si può ricollegare più da vicino a quella di Fragmente-Stille, an Diotima (1980), il pezzo per quartetto d’archi che segna un momento chiave nella fase più recente della ricerca di Nono. Già nei materiali del quartetto si trovava la “scala enigmatica” su cui Verdi scrisse la sua tarda Ave Maria, usata soltanto nella sua forma ascendente; in “Hay que caminar” soñando Nono pone in evidenza i suoni di questa scala, chiede agli interpreti di farli risaltare “quasi senza vibrato” ed esplora nella prima parte del pezzo le potenzialità della scala nella forma ascendente, nella terza parte di quella discendente. Più immediatamente dell’interesse di Nono per questo materiale l’ascoltatore potrà cogliere la natura estremamente inquieta, non statica del suono: ai suoi interpreti Nono chiede di cambiare continuamente l’intensità e il modo di produzione del suono (anche questo è un aspetto che prosegue la ricerca di Fragmente-Stille), creando sfumature sempre più cangianti, variegatissime. Si può dire che in ogni battuta i due violinisti trovano minuziosamente prescritta una grande varietà di comportamenti esecutivi, e nel caso di suoni tenuti Nono raccomanda esplicitamente «i suoni tenuti mai statici, ma modulati meno di 1/16». Prevalgono nella dinamica diverse sfumature di pianissimo, soprattutto nella prima parte, mentre la seconda presenta contrasti più frequenti e la terza inizia con una breve, ma violenta esplosione per approdare a un sospeso sussurro. L’inquieta incessante ricerca sul suono serve a definire percorsi musicali fatti di frammenti e illuminazioni, di silenzi e tensioni di canto, di rarefazioni estreme e scatti improvvisi. Anche l’intrecciarsi dei percorsi dei due violini non può essere definito in termini univoci.
Paolo Petazzi
(tratto dal catalogo Con Luigi Nono. Festival internazionale di musica contemporanea, La Biennale di Venezia, 1992-93, Ricordi, Milano 1993, pp. 148-149)
- Georg Friederich HAAS, Über “Hay que caminar” soñando, in: "Die Musik Luigi Nonos", a cura di O. Kollerisch (Studien zur Wertungsforschung. Band 24), Universal Edition, Vienna-Graz 1991, pp. 323-337.
[CD] 6631-2, 1998
Recording label: Wergo Performers: Andreas Brautigam/Stephan Kalbe, violini | |
[CD] MO 789005, 1991
Recording label: Disques Montaigne Performers: Irvine Arditti/David Alberman, violini | |
[CD] DGG 435 870-2, 1992
Recording label: Deutsche Grammophon Performers: Gidon Kremer/Tatiana Grindenko, violini | |
[CD] EWR 0103, 2001
Recording label: Edition Wandelweiser Records Performers: Joanna Becker/Clemens Merkel, violini |