FONDAZIONE ARCHIVIO LUIGI NONO ONLUS
Quando stanno morendo. Diario polacco n. 2
per quattro voci femminili, flauto basso, violoncello e live electronicsData di composizione: 1982
Testi: a cura di Massimo Cacciari, da Endre Ady (“Qui sono le lacrime più salate”), Aleksander Blok (“E di nuovo di nuovo le nevi”), Velimir Chlebnikov (“Mosca, chi sei?”, “Quando stanno morendo”), Czesław Miłosz (“Mia lingua fedele”, “Spedisci la tua seconda anima”), Boris Pasternak (L'anno 1905).
Organico: 2 Soprani, Mezzosoprano, Contralto; Flauto basso; Violoncello; live electronics
Dedica: “Lo dedico agli amici e compagni polacchi che nell’esilio, nella clandestinità, in prigione, sul lavoro, resistono – sperano anche se disperati, credono anche se increduli.”
Committente: Festival Musicale di Varsavia
Durata: 40’
Editore: Ricordi, 133462 (prima edizione 1982 – seconda edizione 1999, a cura di André Richard e Marco Mazzolini)
Prima esecuzione assoluta: Venezia, Festival Internazionale di Musica Contemporanea, Scuola Grande di San Rocco, 3 ottobre 1982; Ingrid Ade, Monica Bair-Ivenz, Halina Nieckarz soprani – Bernadette Manca di Nissa, mezzosoprano – Roberto Fabbriciani, flauto – Frances-Marie Uitti, violoncello –Roberto Cecconi, direttore – Experimentalstudio der Heinrich-Strobel-Stiftung des Südwestfunks E.V., Freiburg (Breisgau), live electronics – Luigi Nono, Hans-Peter Haller, regia del suono – Rudolf Strauss, ingegnere del suono – Bernd Noll, Alvise Vidolin, tecnici del suono
Delle tre parti di 15, 9 e 14 minuti ciascuna, soltanto in quella centrale predominano gli strumenti (flauto basso, un violocellista con tre strumenti accordati ad altezze differenti), mentre la prima e la terza parte sono dominate dalle voci.
I testi, raccolti da Massimo Cacciari, sono scelti essenzialmente in funzione della destinazione dell'opera ad un concerto nel quadro dell'Autunno di Versavia.
Ciascuna delle tre parti è a sua volta suddivisa in tre parti: a quelle estreme I e III corrispondono anche tre testi di diversi poeti dell'Europa orientale. Anche in quest'opera, Nono usa i testi scelti in maniera frammentaria e spesso li compone in modo che si capiscano solo parzialmente, salvo un'eccezione significativa: nella seconda parte il mezzosoprano dclama il 'Mosca - chi sei???' di Chlebnikov che in un primo estratto non viene accorciato ed è assolutamente comprensibile, poi (secondo secondo estratto) appare solo frammnetariamente ma ancora più chiaro (legato all'inversione della recitazione fatta con l'audiocomputer e al ritardo di un secondo).
Infine il poema è di nuovo detto completamente in un terzo estratto di questa seconda parte, ma soffocato successivamente dai suoni strumentali sempre più forti. Nel corso di tutta questa parte i suoni strumentali vengono contruamente trasposti fino all'ottava inferiore e sovrapposti dalla ripetizione dei suoni stessi con un ritardo di due e cinque secondi. La musica si 'contrae' per così dire.
La prima e la terza parte formano un contrasto estremo con quella centrale. La prima parte per le voci rimane a lungo una monodia. La vita interiore estremamente differenziata delle singole note prede il posto dell'armonia e i rumori impercettibili del respiro dei due strumentisti (nella seconda e terza parte) gidano la distribuzione del suono nello spazio (Halaphon) e la dinamica. Soltanto il primo soprano resta indipendente mentre le altre parti vocali si guidano opponendosi in brevi scambi.
Il primo periodo della terza parte, con testo di Boriz Pasternak, si basa su un canto di due soprani intervallato da brevi interludi improvvisati del flauto e del violoncello. Accanto si schiude un breve assolo del mezzosoprano nel quale le note degli strumetisti sono traposte elettronicamente e sono trasformate in uan sorta di suono di campane.
Come in molte altre composizioni di Nono (per esempio Canciones a Guiomar, La fabbrica illuminata o Al gran sole), in Diario polacco n. 2 c'è un finale a cappella per le quattro parti vocali sul testo di Chlebnikov, che dà il titolo all'opera: "Quando stanno morendo - gli uomini cantano ...". Questo canto non crea solo un ponte con Il canto sospeso (1955-56), e la voce, che canta qui un'epoca nuova, non è caduta dal cielo sereno. Nella parte centrale, dove la musica parla dei "lupi ortodossi" in maniera drammatica e brutale, si inarca sopra i tetri suoni strumentali - 'lotano' - una lunga linea del soprano sulla quale Nono scrive nella partitura: "Il canto anticipa i canti di IIIa) b) c)", cioè i tre periodi della terza parte.
(Dal programma di sala di Jürg Stenzl, Con Luigi Nono, Basilica di San Marco, 15 settembre 1993).
Venezia, 3 Ottobre 1982. La Biennale Venezia. Numero e suono.
Ingrid Ade - soprano, Monica Bair-Ivenz - soprano, Halina Nieckarz - soprano, Bernadette Manca di Nissa -mezzosoprano, Roberto Fabbriciani - flauto, Marie France Uitti - violoncello, Experimentalstudio der Heinrich Strobel Stiftung des Südwestfunks, e.v.Freiburg, Roberto Cecconi - direttore, Luigi Nono - regista del suono.
Berlino, 4 Febbraio 1983. Das Berliner Künstlerprogramm des DAAD. Inventionen '83. Monika Bair-Ivenz, Ingrid Ade, Bernadette Manca di Nissa, Halina Nieckarz - canto, Roberto Fabbriciani - flauto, Frances-Marie Uitti - violoncello, Arturo Tamayo - direttore, Hans-Peter Haller, Luigi Nono - regista del suono.
Lisbona, 4 Giugno 1983. Fondazione Gulbenkian. 7.encontros Gulbenkian de musica contemporanea (05/28-06/09).
Susanne Otto , Ingrid Ade , Monika Bair-Ivenz , Marianne Larsen - canto, Roberto Fabbriciani - flauto, Frances-Maria Uitti - violoncello, Roberto Cecconi - direttore, Hans-Peter Haller - regista del suono, Luigi Nono - direttore generale.
Lille, 9 Novembre 1984. Festival de Lille 1984.
Monika Bair- Ivenz, Ingrid Ade, Monika Brustmann - soprano, Susanne Otto - mezzosoprano, Roberto Fabbriciani - flauto, Christine Theus - violoncello, Roberto Cecconi - direttore, Luigi Nono - regista del suono.
Roma, 10 Ottobre 1985. Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Stagione sinfonica 1985/86.
Monika Bair- Ivenz, Ingrid Ade, Monika Brustmann - soprani, Elisabeth Laurence, Susanne Otto - contralto, Roberto Fabbriciani - flauto, Charlotte Geselbracht - viola Christine Theus - violoncello, Ciro Scarponi - clarinetto, Giancarlo Schiaffini - tuba, Roberto Cecconi – direttore.
Perugia, 12 Ottobre 1985. Luigi Nono a Perugia.
Bernadette Manca di Nissa, Ingrid Ade, Monika Bair-Ivenz, Monika Brustmann - soprano, Susanne Otto - contralto, Roberto Fabbriciani - flauto, Christine Theus - violoncello, Ciro Scarponi - clarinetto, Giancarlo Schiaffini - tuba, Charlotte Geselbracht - viola, Stefano Scodanibbio - contrabbasso, Roberto Cecconi - direttore, Experimentalstudio der Heinrich Strobel Stiftung des Südwestfunks, e.v.Freiburg, Hans-Peter Haller - regia del suono, Luigi Nono – regia.
Mia lingua fedele,
ti ho servito.
Ogni notte ti ho offerto i miei colori,
perché tu avessi un luogo
nella memoria.
Sei stata la mia sola patria
perché l'altra ho perduto,
perché le sue città sono vuote,
perché il cardo ha coperto la sua terra....
Czeslaw Milosz
Qui sono le lacrime più salate
E diversi anche i dolori.
Mille volte Messia
Sono i nostri Messia.
Se mille volte muoiono,
non redime la croce,
poiché nulla hanno potuto,
oh nulla hanno potuto...
Endre Ady
E di nuovo di nuovo le nevi
Han cancellato le impronte...
E lontano lontano lontano nei campi gavazza la morte,
di nuovo si specchia da stelle senza tramonto...
Aleksandr Blok
II
Mosca – chi sei?
Mosca – vetusto cranio,
con un rasoio di pietra spaccherei questi muri,
in cui, come preghiere d’autunno,
saltano avanti alla morte i bambini...
Mosca – chi sei?
Io so che voi siete
Lupi ortodossi.
Ma come mai come mai non udite
Il fruscio dell’ago della sorte,
questa sarta mirabile?
Guai a voi,
che avete preso un angolo falso
del cuore verso di me:
vi sfascerete sugli scogli
e gli scogli rideranno di voi,
come voi avete riso
di me
Velemir Chlebnikov
III
Ma,
dopo un poco,
noi verremo alla luce.
Un giorno o l’altro,
il sole del crepuscolo
ci chiamerà alla finestra.
Animeremo a caso
Insoliti tramonti
Sussulteremo
Alla vista dei camini
Faremo luce al giorno
Come al figliuolo prodigo...
Boris Pasternak
Spedisci la tua seconda anima
Oltre i monti, oltre il tempo;
dimmi che cosa hai visto,
aspetterò ...
Czeslaw Milosz
Quando stanno morento, i cavalli respirano,
quanto stanno morendo, le erbe instristiscono,
quando stanno morendo, i soli si spengono,
quando stanno morendo,
gli uomini cantano
Velemir Chlebnikov
(Testi a cura di Massimo Cacciari)
33. Quando stanno morendo. Diario polacco n. 2 (1982)
[33a]
Nell’ottobre del 1981 la Direzione del Festival Musicale di Varsavia mi invita a comporre un Diario Polacco 2 per l’edizione che si sarebbe dovuta svolgere quest’anno. Poi il 13 dicembre. Degli amici che mi avevano invitato non ho più avuto notizie. La Direzione è stata sciolta, il Festival non si è tenuto. Ancora di più ho voluto scrivere questo Diario. Lo dedico agli amici e compagni polacchi che nell’esilio, nella clandestinità, in prigione, sul lavoro, resistono – sperano anche se disperati, credono anche se increduli.
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Luigi Nono. Scritti e colloqui, a cura di A.I. De Benedictis e V. Rizzardi, Ricordi-LIM («Le Sfere», 35), Milano 2001, vol. I, p. 489
IE: Numero e Suono, La Biennale di Venezia, 27 settembre-8 ottobre 1982, p. 167 (TESTO BASE)
RT: Luigi Nono, Quando stanno morendo. Diario polacco n. 2, partitura, Milano, Ricordi 1982 (copyr., edizione provvisoria), [p. I];
LN-Feneyrou, p. 327
[33b]
“E sopraggiunge il tema apocalittico” dice Florovskij commentando l’opera di V. Solov’ëv dopo il 1890. Nell’angoscia apocalittica vivono i poeti che qui citiamo. Il loro tempo è tempo d’avvento. Il loro linguaggio: lamentazione, salmo, profezia. Il momento della catastrofe è indisgiungibile, nel simbolo apocalittico, da quello della redenzione. Tanto violenta appare quella catastrofe da farci augurare, a volte, di non raggiungere mai la salvezza, pur di poterla evitare.
La visione messianica non ha così nulla delle appaesanti fedi progressive che han cercato, di volta in volta, di alimentarsene o di disfarsene – essa sconta in ogni sua fibra la possibilità del fallimento, ma, come il profeta, è inesausta nell’interrogare, nell’attendere. Non è speranza cieca, così come rifiuta ogni fede cieca: comprende il tempo d’avvento. Chi sei? risuona in essa continuamente. Russia, chi sei? Mosca, chi sei? Nome di Donna, chi sei? Chi sei Tu? E Linguaggio, chi sei, per poter dire questo tempo, per poterlo cantare nel suo dramma? È ora di liberare questa poesia dallo stereotipo quietistico e ipocrita del crollo, della disillusione, dell’angoscia dopo il naufragio delle “speranze rivoluzionarie”. Questa poesia vede da sempre il tempo d’avvento come simbolo di speranza e naufragio. Angoscia apocalittica è sperare disperati – credere increduli. Disperare e basta è pessimismo intellettuale – credere e basta trombettismo burocratico.
Questa poesia ha il suo luogo: dove l’Europa fa barriera e ponte verso l’Asia; dove essa incessantemente resiste in sé, nel suo proprio, nel suo ethos, e incessantemente si discute e si interroga. Dove l’Europa inizia-finisce: il territorio de Gli Sciti e I Dodici. Qui soltanto sono possibili nuovi, veri inizi come è possibile una vera fine.
Da questo luogo ora – nel primo ‘movimento’ dei testi che citiamo – vengono immagini di morte. I Messia non hanno redento; la terra promessa si è ricoperta di nevi. Il cardo l’ha ricoperta. Ma come lavora dentro il linguaggio con la pazienza di una talpa che scavi gallerie per il futuro (Mandel’stàm), così Chlebnikov, l’immenso Chlebnikov spacca col suo “rasoio di pietra” i muri che la tengono prigioniera, accusa i “lupi ortodossi” che la incatenano. Li minaccia con le sue “scritture-vendetta”: invenzione, magia, metamorfosi inafferrabile per il potere, forza visionaria, capacità di vedere le cose, ogni cosa, come inaudite.
E se ogni cosa può essere cosi vista – come inaudita, singola, indivisibile – ogni cosa potrà ancora sottrarsi a quel destino di morte cui vuole consegnarla l’inverno dei “lupi ortodossi”. Se sapremo custodire quest’attesa, potremo ancor far “luce al giorno” rifiutare la morte che ora ci viene. Ora ci viene morte, ma non sarà mai la Morte, finché queste voci parleranno – finché Miłosz darà ancora luogo nel suo linguaggio alla patria polacca e in Ungheria si parla la lingua di Ady e in Russia quella di Pasternak. “Io non ho alzato la bandiera bianca”: anche “quando stanno morendo, gli uomini cantano”... Massimo Cacciari – Luigi Nono
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Luigi Nono. Scritti e colloqui, a cura di A.I. De Benedictis e V. Rizzardi, Ricordi-LIM («Le Sfere», 35), Milano 2001, vol. I, pp. 489-490
IE: Numero e Suono, La Biennale di Venezia, 27 settembre-8 ottobre 1982, pp. 168-169 (TESTO BASE)
RT: LN-Restagno, pp. 249-250
LN-Feneyrou, pp. 327-328
Scritto in collaborazione con Massimo Cacciari
Friedmann Arthur Sallis, Segmenting the Labyrinth: Sketch Studies and the Scala Enigmatica in the Finale od Luigi Nono's Quando stanno morendo. Diario Polacco n.2 (1982), in: "Ex Tempore. A Journal of Compositional and Theoretical Research in Music" XIII/1, California State University, Dominguez Hills John MacKay, Westfield, MA XII, 2006, p. 1-23.
David Ogborn, "When they are dying, men sing... ": Nono's Diario polacco n. 2, in: EMS (Electriacoustic Studies Network), Montréal 2005
Stefan Beyst, Luigi Nono's Quando stanno morendo. Diario polacco n. 2. Cries,whispers and voices celestial, 2004
[LP] CRM 1003, 1991
Casa discografica: Dischi Ricordi Interpreti: Ingrid Ade/Monika Bayr-Ivenz/Monika Brustmann/Susanne Otto, voci; Roberto Fabbriciani, flauto; Christine Theus; violoncello, EdHSS-SWF; regia del suono di Luigi Nono e Hans Peter Haller, dir. Roberto Cecconi Note: Edito anche nel CD CRMCD 1003 (1991) |
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[CD] WWE 1CD 20025, 1998
Casa discografica: Col legno Interpreti: Monika Bair-Ivenz/Petra Hoffmann/Elisabeth Rave/Susanne Otto/Martin Fahlenbock/Lukas Fels, voci; EdHSST-SWF; dir. André Richard | |
[CD] WWE 1SACD 20603, 2004
Casa discografica: Col legno Interpreti: Neue Vocalsolisten Stuttgart; Pirmin Grehl, flauto; Erik Borgir, violoncello; dir. Manfred Schreier |