FONDAZIONE ARCHIVIO LUIGI NONO ONLUS
Omaggio a Emilio Vedova
per nastro a quattro pisteData di composizione: finito di registrare il 25 ottobre 1960 presso lo Studio di Fonologia della RAI di Milano
Durata: ca. 4’45”
Editore: Ricordi 131271
Prime esecuzioni: Congresso della «Gioventù Musicale», Milano, 5 aprile 1961; Congresso Internazionale di Musica Sperimentale, Venezia, 12 aprile 1961; Terzo Programma RAI (serie: Musiche sperimentali), 29 dicembre 1961
Caro Massimo, / sprint finale, e la mia I musica elettronica è terminata. […] risultato mio: esperienza immediata con nessuna limitazione, anzi mi sembra d’avermi potuto esprimere [sic], specie una particolare violenza drammatica, ancor più liberamente (Lettera di Luigi Nono a Massimo Mila del 31 ottobre 1960)
Era la fine dell’ottobre 1960 e, dopo circa un mese di lavoro presso lo Studio di Fonologia della RAI di Milano, Nono coronava un desiderio accarezzato fin dagli inizi degli anni Cinquanta: la sperimentazione elettronica. Echi di tale interesse sono ravvisabili già in alcune opere vocali e orchestrali composte a partire da Il canto sospeso (1955-56) dove, nel trattamento della materia sonora, Nono sembra talora alludere a tecniche di manipolazione e trasformazione del suono proprie dell’elettroacustica. Ma fin dal 1952, mentre l’amico Bruno Maderna schiudeva l’era nastro magnetico con il suo Musica su due dimensioni, l’inquietudine del ‘nuovo’ (la stessa che, con differenti manifestazioni, caratterizza l’intera biografia umana e artistica di Nono) si faceva strada in un desiderio espresso a chiari lettere: «Ostia, mi interesserebbe moltissimo esser con te a Bonn, nella camera elettronica. per usare realmente quei nuovi mezzi».
Primi tentativi di saggiare i «nuovi mezzi» furono intrapresi (invano) dapprima, nel 1953, presso lo Studio di Colonia, quindi, tra il 1956 e il 1959, presso lo Studio di Fonologia. Sebbene in quegli anni non mancarono occasionali visite presso il laboratorio elettronico milanese – compiute anche grazie ai due musicisti che in quella sede operavano, Berio e Maderna –, l’ambito invito a lavorare presso lo Studio giunse dalla RAI solo nel 1960 nel quadro di una ‘campagna di apertura’ dell’ente radiofonico finalmente propenso a promuovere e potenziare il proprio repertorio elettroacustico. Nei venti giorni concessi per contratto, Nono portò a termine uno tra i primi nastri a quattro piste mai prodotti in Italia,Omaggio a Emilio Vedova, nel catalogo delle sue opere elettroniche l’unica realizzata esclusivamente con suoni di sintesi.
Fin dal primo contatto con lo strumentario elettronico Nono comprese che la scrittura del nastro presupponeva un differente approccio compositivo:
alla sua prima apparizione in Studio Gigi aveva con sé un progetto, alquanto astratto, che aveva preparato a casa; un progetto che riproduceva una sua idea di ‘suono’ da raggiungere con una sovrapposizione di frequenze sinusoidali messe insieme, in verticale, dieci suoni della durata x. […] In sé il progetto non era mal pensato: le frequenze hanno tutte un numero, ma poi bisogna trovarsi di fronte alla realtà… […] Ad un certo momento arriviamo al dunque: io dovevo sincronizzare i magnetofoni, ne avevo sei da far partire simultaneamente, tutti con le diverse frequenze di Gigi alla durata x. Si ascolta finalmente il ‘suono’ risultante: un fischio! Gigi è rimasto così male... Così è ripartito per Venezia e ha maturato altre idee [… In seguito] le cose si sono subito fatte più serie: ha lavorato circa un mese, sempre sulla base di altri schemi ma in maniera diversa. Ragionava piuttosto sui ‘colori’ – non a caso l’Omaggio è dedicato a un pittore!
Dal primo tentativo fallito, di cui Nono serbò memoria, ne sortì un incontrovertibile insegnamento che orienterà l’intera produzione elettroacustica successiva : «lo Studio elettronico esigeva non ‘preprogetti’ al tavolino, bensì studio – sperimentazione – ascolto sempre in tempo reale in ogni suo attimo». Detto altrimenti, con il nastro era il materiale a suggerire gli sviluppi possibili e a condizionare la composizione, non viceversa. Nel caso di Omaggio a Emilio Vedova questo materiale base è costituito da differenti gruppi di frequenze (sinusoidi e onde quadre), tra loro molto vicine, sviluppate nei differenti registri, dal grave all’acuto. Tali complessi sonori sono sottoposti a vari processi di trasformazione ed elaborazione (filtri diversi, riverberi, modulazioni d’ampiezza e di velocità, sovrapposizioni ecc.) che ne moltiplicano esponenzialmente le potenzialità di sviluppo. Quindi, una volta «fissato il materiale base – materiale non scelto a caso, ma già secondo una possibilità espressiva musicale – mi sono lasciato ‘provocare’ da esso. e concezione musicale e ‘provocazione’ dal materiale si sono organizzate in continua osmosi, in una improvvisazione istintiva e una logica compositiva».
Ed è questa particolare procedura compositiva che suggerisce le ragioni di un omaggio in cui, come precisa lo stesso Nono, non vi è alcun descrittivo «riferimento alla pittura» dell’amico, quanto, piuttosto, un’allusione al «suo operare». Il rapporto con Vedova si percepisce nell’immediatezza del processo compositivo, in quel lasciarsi guidare dall’impressione del momento in una sorta di ‘action sounding’ basata sulla diretta manipolazione del dato sonoro durante il suo stesso ‘farsi’. Come una tela – come le tele dell’amico pittore –, lo spazio è colmato con gesti sonori (ora violenti, ora più distesi) dettati più da una pratica intuitiva che non dalle calcolate procedure tipiche delle opere coeve. Il quadro che ne risulta, ‘astratto’ ma non per questo improvvisato, è giocato sui mutamenti di sonorità (di «colori»), sugli echi e i riverberi tra i canali e sull’esplorazione dell’intero spazio registrico. In quest’ottica, l’omaggio è a un tipo di pittura in cui segno e materia sono tutt’uno, a una tecnica dinamica che agisce nello spazio, che esprime tensione, violenta immediatezza e, soprattutto, libertà d’azione.
Il brano, della durata totale di ca. 4’45”, si compone di tre parti seguite da un breve epilogo; ogni sezione è punteggiata da una breve pausa che segnala l’inizio della parte successiva. Le proporzioni della forma sono ben strutturate e scandite secondo un criterio sottrattivo pressoché costante: le singole parti durano infatti rispettivamente circa 2’ – 1’30” – 1’ – 20”. La prima parte è densa di veloci effetti dinamici; si percepisce in essa una sorta di violenza gestuale che si esprime nella stratificazione o nella veloce giustapposizione di impulsi e blocchi sonori nei diversi registri. Allo sviluppo nervoso di questo inizio si contrappone l’andamento più calmo della seconda parte, dove largo spazio è lasciato a continuum e fasce sonore più distese sebbene increspate, quando non interrotte, da gruppi di frequenze inattese e ‘taglienti’. I due andamenti si amalgamano nella terza parte, marcata dai violenti (e amati) contrasti tra pp e ff; le diverse costellazioni sonore – impulsi, fasce, blocchi ecc. – affiorano quasi dal nulla per inabissarsi nuovamente nell’indistinta e frastagliata nebulosa sonora dalla quale sono emersi. La breve chiusa finale suggella in un espressivo gesto ‘responsoriale’ (nettamente suddiviso tra i diversi canali) questo primo esordio elettronico di Nono, singolare misto di calcolo, improvvisazione e spontaneità foriero di una stagione invero mai più conclusasi.
(A. I. De Benedictis, note al cofanetto "Luigi Nono, Complete works for solo tape" Ricordi Oggi (STR57001), pp. 7-9)
1. Omaggio a Emilio Vedova (1960)
[11a]
materiale base: varie fasce di frequenze sinusoidali e aleatorie non in rapporto armonico, molto vicine: esempio:
44
45
48
50
52
54
65
70
78.
in vari registri compresi nell’ampiezza base da 45 a 4650 Hz. il tutto sottoposto a vari procedimenti: soppressori d’ampiezza, modulatori d’anello d’ampiezza, filtri vari, cambi di velocità, ecc. le diverse fasce elaborate anche in varie sovrapposizioni tra loro, in modo da ampliare le possibilità del materiale base. fissato il materiale base – materiale non scelto a caso, ma già secondo una possibilità espressiva musicale – mi sono lasciato ‘provocare’ da esso. e concezione musicale e ‘provocazione’ dal materiale si sono organizzate in continua osmosi, in una improvvisazione istintiva e una logica compositiva. nessun riferimento alla pittura del mio amico Emilio Vedova, quanto alla necessità fondamentale anche del suo operare. non limite naturalistico, per quanto piacevole o affascinante, di una materia positivisticamente in sé e per sé, quasi esibizione visiva o sonora, ma espressione determinata dalla volontà di relazione umana che nei mezzi nuovi del nostro tempo, qualora ve ne sia la necessità umana, trova un ampliamento delle sue capacità.
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Luigi Nono. Scritti e colloqui, a cura di A.I. De Benedictis e V. Rizzardi, Ricordi-LIM («Le Sfere», 35), Milano 2001, vol. I, p. 438
TESTO BASE: Dattiloscritto ALN.
Inedito.
Datazione congetturale: 1961. Il testo sembrerebbe essere stato compilato in vista della trasmissione radiofonica del 29 dicembre 1961
[11b]
È il mio primo studio-realizzazione elettronico. Il materiale iniziale è basato su diversi gruppi di frequenze sinusoidali e aleatorie, tra cui è intenzionalmente evitato il rapporto armonico, della scala naturale, anche per ottenere una caratteristica timbrica differenziata dalla materia della musica strumentale. I gruppi iniziali vengono elaborati, trasformati, permutati successivamente con vari procedimenti tecnici, originando tutto il materiale per questo studio. Questo materiale, scelto per una intuizione di espressione istintiva, contiene in sé una forza di provocazione compositiva. Concezione musicale e sollecitazione del materiale risultano in uno stato di continua osmosi. E l’improvvisazione istintiva si completa con la logica compositiva nello strutturare l’elemento materico, non più fine a se stesso. In questa posizione di principio, e non in una impossibile traduzione – o peggio, descrizione – sonora, v’è il motivo del titolo di questo studio, dedicato al mio amico Emilio Vedova.
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Luigi Nono. Scritti e colloqui, a cura di A.I. De Benedictis e V. Rizzardi, Ricordi-LIM («Le Sfere», 35), Milano 2001, vol. I, p. 439
TESTO BASE: Dattiloscritto archivio dello Studio di Fonologia della RAI di Milano (per gentile concessione).
Inedito
Dattiloscritto rinvenuto nel fondo cartaceo dell’ex Studio di Fonologia all’interno del fascicolo «Presentazioni e scritti vari». Compilato in occasione della radiodiffusione dell’opera nell’ambito della serie «Musiche Sperimentali» (prima trasmissione, 29 dicembre 1961). Da una nota di Niccolò Castiglioni, redatta per la propria composizione Girotondo Divertimento, si evince che i testi erano richiesti direttamente dal Terzo Programma della RAI per esporre brevemente le «intenzioni» del compositore e i «limiti» della realizzazione. Nonostante il dattiloscritto rechi la firma di Nono, non è da escludersi un intervento redazionale esterno. Una breve sezione del testo è tradotta in francese nella brochure delle audizioni abbinate al «Congrès International de musique expérimentale» (Venezia, 10-13 aprile 1961, [p. 6]; copia in ALN).
A. I. De Benedictis, note del CD booklet annesso al cofanetto "Luigi Nono, Complete works for solo tape" Ricordi Oggi (STR57001), pp. 7-9.
Giovanni Caprioli, Indagine filologica e analisi di "Omaggio a Emilio Vedova" (1960) per nastro magnetico solo di Luigi Nono, tesi di laurea, Università di Pavia, Facoltà di Musicologia, 2007 (con CD-rom).
Mario Marchisella, ‘Omaggio a Emilio Vedova’ von Luigi Nono. Eine Höranalyse, in: Zurich, 1997
[LP] WER 60067,
Casa discografica: Wergo Note: Per nastro magnetico |
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[CD] WER 6229-2, 1993
Casa discografica: Wergo Note: Per nastro magnetico |
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[CD] STR 57001, 2006
Casa discografica: BMG Ricordi Note: Per nastro magnetico |