FONDAZIONE ARCHIVIO LUIGI NONO ONLUS
Voci destroying muros
25. Voci destroying muros (1970)
Questo lavoro, scritto su commissione dell’Holland Festival, si basa su testi di donne che dalle loro celle sono riuscite a fare arrivare un messaggio per le sopravvissute. Donne che sono già entrate nella storia, come Rosa Luxemburg, donne che per la generazione che ancora oggi vive sono, come l’olandese Hannie Schaft, un ideale vivente, donne, che prima di tutto hanno combattuto e ancora combattono contro l’ingiustizia.
Voci destroying muros, voci che distruggono muri, questo titolo di tre parole (italiano-inglese-spagnolo) vuole conferire espressione a una lotta internazionale contro l’ingiustizia.
1. Episodio 1
Testo di Rosa Luxemburg: “Ich möchte laut über die Mauer hinausrufen. Da liege sch still allein, gewickelt in diese vielfachen schwarzen Tücher der Finsternis. Langeweile, Unfreiheit des Winters. Und dabei klopft mein Herz von einer unbegreiflichen unbekannten inneren Freude. Wie wenn ich in strahlendem Sonnenschein über eine blühende Wiese gehen würde”.
[“Vorrei chiamare a voce alta oltre i muri. Poiché giaccio in silenzio sola, avvolta in questi molteplici veli di oscurità. Noia, prigionia dell’inverno. E tuttavia il mio cuore batte per una inconcepibile, sconosciuta gioia interiore. Come se stessi camminando sopra un prato fiorito in una raggiante luce solare”].
2. Ritornello 1
3. Episodio 2 Testo di Hannie Schaft: “Ik weet precies waarom ik schiet”.
[“Io so esattamente perché sparo”]
Testo di Riek Snel: “Heb nooit wroening, ook niet voor het feit dat je misschien toch roekeloos was. Dit moest je don, wees sterk en probeer te ontkomen, il zal zelf ook mijn best doen. Er zijn veel erger dingen: slagvelden waar duizenden mensen liggen te zieltogen in hun eigen bloed”.
[“Non avere mai rimorsi, neanche per il fatto che tu sia stato forse avventato. Questo, tu dovevi farlo; sii forte e cerca di fuggire; farò anch’io quello che potrò. Ci sono cose molto più gravi: campi di battaglia dove migliaia di persone si bagnano nel loro sangue” ]
4. Ritornello
5. Episodio 3
Testo di Haydée Santamaría: “Lo del Moncada fué muy fuerte, para todos, porque uno no estaba preparado para esa cosa tan horribile que pasò”.
[“Al Moncada fu molto dura per tutti, perchè nessuno era pronto per una cosa così tremenda come quella che capitò”] Testo di Celia Sánchez: “El Moncada fué la chispa, el comienzo de esta lucha. El Moncada fué la madre de la revolución”.
[“Il Moncada fu la scintilla, l'inizio di questa lotta. Il Moncada fu la madre della rivoluzione”]
Testo di Haydée Santamaría: “Para mi el Moncada era como cuando una mujer va tener un hijo: los dolores hacen gritar, pero esos dolores non son dolores. Hay dolor porque uno dejò mucho allì. Después del Moncada fué cuando nos forjamos nos acostumbramos a ver sangre a ver dolor a luchar”.
[“Per me il Moncada era come una donna che deve partorire: i dolori la fanno gridare, ma quei dolori non sono dolori. C’è dolore perché si è lasciato molto in quel luogo. Dopo il Moncada fu quando cominciammo a costruire, ci abituammo a vedere sangue, a vedere dolore, a lottare”].
6. Ritornello 3
7. Episodio 4 Testo di quattro lavoratrici italiane: “Cento pezzi all’ora e la paura di restare indietro, sono più le volte che giro le spalle a mio marito che quando gli sorrido. La fatica è senza sesso, per i soldi da darti e la possibilità di andare avanti ci sono due sessi. In nessun caso si devono fare ore straordinarie fino a quando c’è disoccupazione o sottoccupazione. Diciamo basta al cottimo alla nevrosi alle condizioni malsane in cui siamo costrette a lavorare. – La lotta deve continuare sia per quelle delle fabbriche che per quelle fuori”. In questa composizione sono stati usati tra l’altro frammenti del canto popolare L’oriente è rosso, del canto cubano 26 luglio, dell’Internazionale e Bandiera rossa.
(IE: 1970; LN-Ricordi 474-475; trad. dal tedesco di Gianpiero Taverna)