FONDAZIONE ARCHIVIO LUIGI NONO ONLUS
Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz
cori dall'Ermittlung di P. Weiss, per nastro magneticoData di composizione: 1966.
Organico: nastro magnetico
Durata: 11' 15''
Editore: Ricordi
Prima esecuzione assoluta: Milano 01.03.1967
Nel 1966 Nono rielabora presso lo Studio di Fonologia della RAI di Milano i materiali sonori delle musiche di scena per L’istruttoria di Peter Weiss dando origine ad un’opera autonoma intitolata Ricorda cosa ti hanno fatto ad Auschwitz. Un ulteriore lavoro si aggiunge alle composizioni che si confrontano con la violenza del nazismo e del fascismo. Il titolo sembra essergli stato suggerito dal libro di Alberto Nirenstajn Ricorda cosa ti hanno fatto ad Amalek (Torino 1958), un volume – all’epoca già in possesso di Nono – che fornisce una dettagliata ricostruzione storica (basata sui documenti dell’Archivio Ringelblum) del ghetto di Varsavia e dei movimenti di resistenza nei centri ebraici in Polonia. La passione per le rivolte contro l’occupazione nazista si riversa in Ricordaanche sul piano formale. Le tre sezioni di questo lavoro, i titoli delle quali provengono dal componimento teatrale di Weiss, costituiscono una tessitura narrativa che inizia con Canto del lager – circa metà intera dell’opera -, prosegue col tragico Canto della fine di Lili Tofler e termina col Canto della possibilità di sopravvivere, un chiaro rimando ai resoconti di Weiss – e forse di Nirenstajn – sulla tentata rivolta effettuata ad Auschwitz. Ai materiali originali delle musiche di scena Nono non aggiunge alcun nuovo materiale, anzi accorcia alcune parti ed elimina dei passaggi. Tuttavia, la nuova disposizione delle singole sezioni, del tutto slegata da ogni riferimento al testo teatrale e non più così frammentaria, dà a Ricorda un impianto drammatico del tutto nuovo. Nel primo canto si ascolta l’esposizione dei principali nuclei vocali, che si condensano in gesti, lamenti e grida stilizzate, veri e propri motivi tematici esposti dal soprano e dal coro di bambini. Questi elementi sono spesso sopraffatti da fruscii e sibili acutissimi oppure da violente irruzioni di suoni d’orchestra, quasi a suggerire una descrizione espressiva del dolore di un umano calato nell’inferno di Auschwitz. Il discorso musicale si concentra poi, nel secondo canto, sulla denuncia del destino tragico di un singolo individuo. La voce del soprano trova qui la sua più alta forma d’espressione in frammentati singhiozzi e lamenti che, seppure simili al linguaggio comunicativo, sono quanto mai distanti dalle parole. Comprensibili anche al di là di ogni lingua, questi fonemi vocali sono pura interiezione soggettiva ed immediata espressione di sofferenza. Ad accompagnare questi brevissimi “canti sospesi” si sentono dei lamenti polifonici del coro di bambini. La voce umana è qui, come scrive Friedrich Spangemacher, “simbolo dell’essere umano in quanto tale”. Siamo di fronte ad una narrazione musicale del dramma umano, di quelle ansie e quelle violenze inerenti alla pagina più oscura della nostra storia. Non si tratta mai di una mera descrizione imitativa ma di un racconto mimetico, in virtù del quale è la musica stessa a farsi urlo di disperazione e al tempo stesso denuncia. Dopo la violentissima esplosione sonora e circa due terzi della composizione, Nono sembra voler ristabilire, nell’ultimo canto, il primato della vocalità e quindi dell’essere umano. È il canto della rivolta, nel quale le voci sembrano timidamente volersi contrapporre alla violenza del potere nazista. Nono però evita il gesto celebrativo di un’utopia liberatoria che poco avrebbe a che fare con la realtà di Auschwitz. Il finale non lascia spazio a false speranze di salvezza, ma, con tutta la forza e la violenza espressiva dei mezzi tecnici, racconta dello sterminio di un individuo, di un soggetto irriducibile a un numero. Con un boato metallico la voce umana è costretta definitivamente al silenzio. Come ha osservato già Konrad Boehmer, questo lavoro riesce a comunicare all’ascoltatore un frammento della realtà dello sterminio: “il nome di Auschwitz viene ridotto alla sua dimensione reale”: la dimensione del singolo individuo che in questa composizione viene sottratto all’anonimità del gas Ziklon B.
Tutti gli interventi orchestrali e corali (tranne il coro di voci bianche) sono tratti da composizioni proprie. Il lavoro dal quale Nono ha ricavato la maggior parte delle citazioni è Composizione per orchestra n.2: Diario polacco ?58. Inoltre sono chiaramente riconoscibili dei passaggi da Cori di Didone come pure, verso la fine della composizione, due estratti – che fungono da cenni realistici – da La fabbrica illuminata. Pur trattandosi di opere molto diverse fra loro si può cogliere in tutti e i tre casi un rimando al tema esposto da Ricorda. Se nel caso del Diario polacco ?58 il ricordo di Auschwitz si ricollega evidentemente alla memoria di quel “pellegrinaggio al ghetto di Varsavia e Auschwitz-Birkenau” inscritta nella struttura più intima della composizione, nel caso dei Cori di Didone è materiale usato – un lungo cluster vocale – a restituire con la sua carica espressiva, l’atmosfera arida e gelida del campo. Le citazione da La fabbrica illuminata – quella “fabbrica dei morti” e “fabbrica come lager”, come recita il testo di Giuliano Scabia – rimandano alla dimensione reale del genocidio fattosi industria. Che Nono abbia rielaborato i materiali delle musiche di scena per L’istruttoria a più riprese, e che quindi Ricorda non sia altro che l’ultima tappa di un ampio percorso, è chiaro segno di uno spirito di ricerca non finalizzato a sé stesso, ma rivolto a cercare una forma espressiva adeguata alla realtà – di per sé inesprimibile – di Auschwitz. In questa ricerca Nono non si è mai voluto o potuto fermare. Molti anni dopo, nel 1987, dichiara infatti in un’intervista con Michelangelo Zurletti: “Oggi sento i limiti di un’opera come Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz” L’impossibilità e, al contempo, la necessità di esprimere la tragedia di Auschwitz anche attraverso la musica è un dilemma che sta al centro anche di questo lavoro e che accompagna tutto l’itinerario creativo di Nono.
Matteo Nanni, Ricorda cosa ti hanno fatto ad Auschwitz, note al cofanetto "Luigi Nono, Complete works for solo tape" Ricordi Oggi (STR57001).
Versione coreografata: Myriam Degan, Atelier de Danse de Genève, Carouge, 31 Gennaio 1976
17. Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz (1966)
[17a]
Erwin Piscator, quando mi chiese la collaborazione musicale per la sua messinscena de L’istruttoria di Peter Weiss alla Freie Volksbühne di Berlino, vide giusto nel rapporto musica-teatro: quello che né parola né scene potevano esprimere e rappresentare lo doveva la musica, i milioni di morti nei campi di concentramento nazisti. Cori, quindi, in una soluzione compositiva autonoma da alternare ai “canti” del testo, con proprio tempo di sviluppo rispetto a quello scenico. Altra formante acustica nell’arco costruttivo della sua messinscena. Da questi cori ricavai nuovo materiale per questa composizione Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz, pure realizzata presso lo Studio di Fonologia della Radio di Milano, totalmente autonoma rispetto alle necessità scenico-teatrali. Usai vari materiali acustici, tutti registrati su nastro: voci di bambini (del coro del Piccolo Teatro di Milano); suoni e fonemi della soprano polacca Stefania Woytowitz; materiale corale strumentale e originale prodotto elettricamente nello Studio per l’occasione. Alla preparazione e alla scelta del materiale segue la sua varia elaborazione con gli strumenti appunto dello Studio elettronico: momento necessario di ricerca, di studio e di esperimento naturalmente, per poter finalmente iniziare la composizione vera e propria. Questi tre stadi non sempre si sviluppano nella successione, ma spesso si sovrappongono. È una delle caratteristiche maggiormente entusiasmanti nel processo compositivo presso uno Studio elettronico, anche per la possibilità dell’ascolto e della verifica immediati di quanto si sta lavorando. In questi cori studiai come, componendo con semplici fonemi e suoni della voce umana, privi dell’elemento semantico di un testo letterario, si potesse raggiungere una carica espressiva, e non semplicemente divertimento formale, altrimenti significante e precisa, e forse ancor più, rispetto a quella ancorata a un testo preesistente.
(IE: 1967; LN-Ricordi 452-453)
[17b]
a) Canto del lager
b) Canto della fine di Lili Tofler
c) Canto della possibilità di sopravvivere
Ricordo non fenomenologico ma per necessità di coscienza politica nella lotta continua per l’eliminazione di tutti i campi di concentramento e di tutti i ghetti razziali. Composizione autonoma da esigenze scenico-teatrali, basata su materiali acustici (elettronici, strumentali, corali) delle musiche di scena composte per la prima assoluta de L’istruttoria, Berlino 1965, regia di Erwin Piscator. Materiale corale: uso di fonemi non predeterminati da testo letterario, che diventano significanti in modo univoco nella loro elaborazione e composizione con materiali elettronici e strumentali, non nella presunzione limitante di operazione puramente tecnologica ma nell’esigenza del musicista di intervenire nella contemporaneità con precise scelte linguistiche espressive ideologiche.
(IE: 1970; LN-Ricordi 453)
- Matteo NANNI, Musik nach Auschwitz? Luigi Nonos "Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz". Anhang: Transkription und Sonogramme, Albert-Ludwigs-Universität Freiburg, Tesi di Laurea 1997;
- Matthias KONTARSKY, Läßt sich das Nichtverarbeitbare verarbeiten? Über Luigi Nonos Bühnenmusik für Die Ermittlung von Peter Weiss und die daraus entstandene Tonband- Komposition Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz, in: "Klang und Wahrnehmung. Komponist- Interpret- Hörer", Schott, Mainz, 2001, p. 198-214;
- Matthias KONTARSKY, Trauma Auschwitz. Zu Verarbeitungen des Nichtverarbeitbaren bei Peter Weiss, Luigi Nono und Paul Dessau, PFAU-Verlag, Saarbrücken 2001.
- Friedrich SPANGEMACHER, Luigi Nono: Die elektronische Musik, Gustav Bosse Verlag, Regensburg 1983, pp. 235-253.
[LP] 60038,
Recording label: Wergo Performers: Stefania Woytowicz, soprano; Childrens' Chorus of Piccolo Teatro Milano Notes: Edito anche in CD WER 60382 (1992) |