FONDAZIONE ARCHIVIO LUIGI NONO ONLUS
Intolleranza 1960 (suite da concerto)
Data di composizione: 1969
Organico: soprano, coro registrato e orchestra.
Durata: 18 minuti.
Prima esecuzione assoluta: 29 Agosto 1969, Edimburgo; Catherine Gayer, London Symphony Orchestra, direttore Claudio Abbado.
Editore: Ars Viva
(dalla III scena)
In una città – Grande dimostrazione di popolo – Un emigrante v’assiste
Coro di dimostranti
Nie wieder!
No pasaran!
Morte al fascismo! Libertà ai popoli!
Down with discrimination!
La sale guerre!
(dalla VII scena)
Dopo la fuga dal campo di concentramento
Coro di algerini e emigranti
Battete sulle piazze il calpestio delle rivolte!
In alto, catena di teste superbe!
Con la piena d’un nuovo diluvio
Laveremo le città dei mondi
(dalla II scena)
Compagna
Mai! Mai! Mai!
Cessate le perfide fatture!
Stormi di pazzi cormorani
girano lo spazio
ci proteggono
promettendoci la morte.
Il fumo di Hiroshima si propaga
con mille nervature deliranti.
Come fili d’una lampada
Vibrano
le vene della nostra vita
invece si potrebbe esser sereni
e scoprire prodigi della natura e dell’amore.
Ho sentito l’ebbrezza di esistere
anche quando il cielo
era
un groppo di piombo
e guerra e disastri
squarciavano i cuori.
Compagna
Canti di allegri rigògoli
cullavano la mia giovinezza.
Oh! poter risvegliare
quella gioia
nel tuo lungo cammino!
Intolleranza 1960 scritta in tre mesi tra la fine del 1960 e l’inizio del 1961. eseguita al festival della biennale in Venezia – 1961 – poi non più ripresa in Italia, ma varie volte all’estero.
tematica: la condizione di emigrante imposta da una struttura sociale classista di oppressione e sfruttamento (italiana in questo caso), il risvegliarsi della sua coscienza di lotta politica nel proprio paese per trasformarlo, e il recupero progressivo della lotta antifascista internazionale.
teatro musicale, politico, come ogni conseguenza di presenza umana, che trova propri precedenti nelle Nozze di Figaro nel Fidelio nel Don Carlos nel Boris nel Wozzeck nel Mosé e Aronne nel Prigioniero e in tutto il teatro di Weill-Brecht. non di protesta non di urlo, ma di coscienza alla storia e alla lotta, ieri come oggi, classista.
il testo: un collage di vari autori: Ripellino Sartre Alleg Fucik Majakovskij Éluard Brecht e documenti polizieschi di tortura da parte dei paras francesi contro gli algerini nella loro guerra di liberazione.
musicalmente: strutturazione dei vari elementi compositivi secondo esigenze espressive significanti, variamente composti tra loro alla luce anche della mia prima esperienza di studio elettronico; uso dei cori momento collettivo dell’emigrante (reminiscenza del Nabucco?) nella diffusione spaziale di tutto il teatro – vari altoparlanti – inseriti nella concezione cinetica scenica del vero genio teatrale dei nostri tempi, il cecoslovacco Josef Svoboda.
nel 1969 ricavai la Suite per le insistenze di Claudio Abbado, cui è dedicata.
tre momenti rappresentativi dell’azione teatrale:
1) la collettività in lotta (coro e orchestra)
- a) orchestra e coro: in una città, grande dimostrazione. i 5 slogan scelti sintetizzano epoche diverse di lotta antifascista in questo secolo: «nie wieder Krieg» (mai più guerra) degli spartachisti tedeschi dopo la I guerra mondiale; «no pasaran» (non passeranno) dei miliziani spagnoli nella guerra civile spagnola; «morte al fascismo libertà ai popoli» dei partigiani comunisti nell’ultima guerra; «la sale guerre» (la guerra sporca) contro la guerra imperialista francese in Indocina; «down with discrimination» (abbasso le discriminazioni) della lotta afroamericana contro il razzismo negli Usa
- b) frammenti da La nostra marcia di V. Majakovskij.[i]
2) soprano e orchestra: canto della donna-compagna: incontro dell’amore-coscienza di vita di lotta oggi. non sublimazione, evasione, sogno, ma condizione possibile componente composta nella trasformazione dell’individuo della società.
3) la violenza repressiva sull’emigrante (orchestra sola).
[21b]
La partitura della mia Suite dall’opera Intolleranza nacque nel 1969 su sollecitazione di Claudio Abbado e Catherine Gayer, che avevano eseguito in quello stesso anno l’opera a Edimburgo in prima assoluta. Unisce episodi essenziali dell’azione scenica in una versione concertante:
- a) La manifestazione del popolo (coro e orchestra) con cinque parole d’ordine: «Nie wieder Krieg!» (degli spartachisti tedeschi dopo la prima guerra mondiale); «No pasaran» (dei combattenti per la libertà nella guerra civile spagnola); «Morte al fascismo – Libertà ai popoli»(dei partigiani comunisti durante in lotta contro il nazismo); «La sale guerre» (contro la guerra dei colonialisti francesi in Indocina); «Down with discrimination» (contro la discriminazione razziale negli Stati Uniti d’America) – una rappresentazione che riassume la storica lotta per la libertà nel nostro secolo.
- b) Il coro che chiude la prima parte dell’azione scenica, sul testo La nostra marcia di Vladimir Majakovskij: un coro per la rivoluzione.
- c) La seconda scena della seconda parte, l’incontro dell’emigrante con la compagna: aria per soprano-solo e orchestra. L’alternarsi delle formazioni – orchestra sola, coro e orchestra, soprano e orchestra – articolano la Suite con il contrasto dei materiali sonori con il trattamento espressivo della voce umana e l’appassionata partecipazione degli uomini al dramma e alla lotta del nostro tempo.