FONDAZIONE ARCHIVIO LUIGI NONO ONLUS

Con Luigi Dallapiccola

per 6 esecutori di percussione e live electronics
Scheda

Data di composizione: 1979

Organico: 6 Percussioni (3 Timpani, 2 Marimba, Crotali, 3 Lastre, 3 Campane tubolari, 3 Gran Casse, Ruggito di leone, 3 Tom-Tom, 7 Triangoli, Piatto turco, Piatto cinese, 3 Wood blocks, 3 Temple blocks, Tubo di bambù, Sonagli; Live electronics: 2 Altoparlanti, 3 Pickups, 3 Modulatori ad anello, 3 Generatori di suoni sinusoidali

Durata: 14’

Editore: Ricordi, 132945 (1988)

Prima esecuzione assoluta: Milano, Teatro alla Scala, 4 novembre 1979; Percussionisti del Teatro alla Scala – Luigi Nono, regia del suono

Sinossi

L’incontro di Nono con il live electronics di Friburgo non è un incontro casuale ma l’esito di una lunga ricerca e di una serie di esperimenti. Nono, sin dai primi lavori nello Studio di Fonologia della RAI di Milano pur servendosi della tradizionale strumentazione, aveva cercato di far interagire il mezzo elettronico e lo strumento acustico o voce che fosse nella concretezza dell’atto esecutivo; mai si era accontentato di utilizzare semplicemente i risultati delle ricerche di laboratorio trasferite su nastro, ma aveva sempre pensato un uso dal vivo delle tecnologie. Pur non ancora legato allo Studio Sperimentale di Friburgo e alla sua raffinata strumentazione live, in Con Luigi Dallapiccola raggiunge dei risultati molto interessanti. Il lavoro, oltre ai numerosi strumenti a percussione, prevede l’utilizzazione di 4 pick-up, 3 modulatori ad anello e 3 generatori di suoni elettronici.

«I pick-up sono microfoni a contatto – scrive Nono – che vengono usati spessissimo dai gruppi rock: la loro caratteristica principale consiste nel fatto che captano immediatamente la vibrazione emessa dallo strumento senza che questa attraversi l’aria. In questo modo basta sfiorare lo strumento (nel caso di Con Luigi Dallapiccola si tratta di lastre metalliche) perché la vibrazione venga captata alla radice e amplificata immediatamente. I modulatori ad anello combinandosi con i generatori di frequenza agiscono invece in modo diverso: tu hai da un lato la vibrazione dello strumento e dall’altro una frequenza prodotta dal generatore. Il modulatore ad anello intervenendo ti dà uno spettro acustico diverso in cui hai la sottrazione e la somma dei due segnali acustici […] applicandosi alle lastre di metallo, che riproducono le tre note del fratello ne Il Prigioniero (Fa-Mi-Do diesis), questo procedimento genera una ondulazione dinamizzata nello».

Il nuovo inizio, inaugurato con …sofferte onde serene…, prosegue in questo lavoro. Un’ulteriore e radicale riduzione del materiale musicale di partenza (solo le tre note citate dall’opera di Dallapiccola), un’affascinante poetica dei silenzi da cui emergono e a cui ritornano  i più diversi eventi sonori con l’uso delle pause come misura della musica, come elemento di costruzione formale (il lavoro si chiude con il progressivo “lasciare estinguere” il motto sonoro dal Prigioniero su una lunga corona), e infine una rinnovata spazializzazione del suono attraverso l’amplificazione dal vivo sono gli aspetti salienti di questo lavoro che preannuncia il nuovo e inquieto cammino di Nono degli ultimi dieci anni.

Paolo Pinamonti

(tratto dal catalogo “Con Luigi Nono. Festival internazionale di musica contemporanea, La Biennale di Venezia, 1992-93”, Ricordi, Milano 1993, p. 239)

Altre versioni
Testi
Scritti di Nono

29. Con Luigi Dallapiccola (1979)

Può soddisfare la pigrizia percettiva e mentale il cogliere nelle iterazioni delle tre altezze Fa-Mi-Do diesis, collegate a “Fratello” (ah! la volgarità ideologizzante pronta a capire tutto!) da Il Prigioniero, l’esplicazione del mio collegamento a Luigi Dallapiccola?

Non è un omaggio, onorifico per chi lo manifesta.

Né semplice atto di venerazione.

Con Luigi Dallapiccola è un tentativo, altro, contro un’attualità, pigra pure, di formulari sia terrestri che interstellari che si adeguano al “senso comune”, all’interno di un gioco permesso e accettato, con regole che tendono a istituzionalizzare un preteso “assoluto” del tempo, del pensiero, e della ragione, superordine che traccia “contemporaneamente un codice di disciplinamento per l’intera condotta umana”.

(A. Gargani introduzione a Crisi della ragione).

Con Luigi Dallapiccola è un tentativo di ri-proporre a nuova lettura gli spazi molteplici del suo pensiero musicale, nelle autonomie concretizzate e concretizzanti, le sue partiture, le esecuzioni, gli studi critici.

“Spacio immenso e infiniti mondi”, come scrive Giordano Bruno nel 1584, e che informano la sapienza di Luigi Dallapiccola. Sapienza e non conoscenza.

Hermann Scherchen nel ’48 a Venezia durante il corso internazionale di direzione d’orchestra organizzato dalla Biennale Musica diretta allora da Nando Ballo, mi fece studiare la nuova “retorica” del pensiero musicale di Luigi Dallapiccola: rapporti, autonomamente articolati, tra altezze-durate-timbri-fonetica-dinamica, non meccanico sviluppo di formale linguistica dodecafonica, ma vibranti rapidi frammenti anche simultanei, autonomi di “infiniti mondi”.

Un’esecuzione generalizzante univocamente e una stolta percezione derivata e limitata a una staticità anche se allucinata e estatica, di quanto castra la rapida e conflittuale illuminazione del pensiero musicale di Luigi Dallapiccola?

Dei Canti di liberazione sempre Hermann Scherchen mi indicava l’estrema intelligenza specifica musicale (non semplice difficoltà tecnico-esecutiva) di sapienza com-positiva, di conflittuali con-temporaneità di segnali e di pensieri.

Quanto banalizza l’affermazione che Luigi Dallapiccola è stato il primo in Italia ad applicare il ‘sistema dodecafonico’ in modo non ortodosso?

E quali schematismi settari non conoscitivi denuncia chi così si è espresso?

Che significa indicare una cantabilità italiana in Luigi Dallapiccola, se non indicare un’ovvia banalità, incapace di penetrare nell’intimo l’articolata strutturazione di Luigi Dallapiccola? Queste questioni si rifanno solo a Luigi Dallapiccola?

Ma ho voluto, insieme al tanto di più intimo che mi lega a lui, ri-proporre il MAESTRO amato, maestro anche nel patire l’insufficienza di uno o più modelli di “razionalità” e di “repertori di immagini fittizie e ornamentali rispetto agli effettivi meccanismi di costruzione del nostro sapere e rispetto a energie sociali e intellettuali che non hanno ancora trovato il terreno della propria codificazione”, come scrive ancora A. Gargani.

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Luigi Nono. Scritti e colloqui, a cura di A.I. De Benedictis e V. Rizzardi, Ricordi-LIM («Le Sfere», 35), Milano 2001, vol. I, p. 483-484

IE: Teatro alla Scala, Milano 1979 (programma di sala per il concerto del 4 novembre), p. 7 (TESTO BASE)

RT: LN-Restagno, pp. 246-247

LN-Feneyrou, pp. 322-323

Bibliografia

- Kay-Uwe KIRCHERT, Wahrnehmung und Fragmentierung. Luigi Nonos Kompositionen zwischen Al gran sole carico d'amore und Prometeo, PFAU-Verlag, Saarbrücken 2006, pp. 137-190

Audio/Video
[CD] Registrazione privata del 31/03/1983 di un esecuzione per la WDR Hamg,

Interpreti: Luigi Nono, regia del suono

Note: ALN

[CD] Registrazione di un concerto dell’ 08/05/2004 all’interno della triennale di Colonia del,

Interpreti: Ensemble Modern; dir. Reinbert de Leeuw; direzione del suono Norbert Ommer

Note: ALN

[CD] ARCD 032, 1993

Casa discografica: Artis

Interpreti: Tammittam Percussion Ensemble, dir. Guido Facchin; Alvise Vidolin, live electronics

[CD] WWE 1CD 31871, 1994

Casa discografica: Col legno

Interpreti: Niklas Brommare/Charly Fischer/Michael Kinn,Lukas Schiske/Robyn Schulkowsky/Bjorn Wilker, percussioni; dir. Robyn Schulkowsky