FONDAZIONE ARCHIVIO LUIGI NONO ONLUS
Como una ola de fuerza y luz
soprano, pianoforte, orchestra e nastro magneticoData di composizione: 1971-1972
Organico: 4 Flauti 4 Ottavini 4 Oboi 4 Clarinetti 2 Clarinetti bassi 4 Fagotti 2 Controfagotti / 6 corni 4 Trombe 3 Tromboni 2 Tromboni Contrabbassi Tuba / Arpa amplificata / Percussioni (Timpani, 2 esec. Gran casse, 2 esec. Tam tam, 2 esec.), Nastro magnetico a 4 canali, amplificazione e diffusione con altoparlanti dietro l’orchestra / Archi (12 per ogni sezione)
Testo: Julio Huasi
Durata: 30'04''
Editore: Ricordi, partitura 131983
Prima esecuzione: Milano, Teatro alla Scala, 28 giugno 1972; Orchestra del Teatro alla Scala, direttore Claudio Abbado, soprano Slavka Taskova Paoletti, pianoforte Maurizio Pollini, nastro realizzato dallo studio di fonologia della Rai di Milano, tecnico del suono Maurizio Zuccheri, regia del suono Luigi Nono
Sarebbe naturalmente sbagliato aspettarsi da questo […] lavoro di Nono […] qualcosa come un ‘triplo concerto’ per soprano, pianoforte, nastro magnetico e orchestra. I nessi musicali di cui s’è servito Nono li usa fuori d’ogni riconoscibile formula o soluzione. I soli precedenti, semmai, sono suoi. L’incontro dell’orchestra con il nastro magnetico, per esempio, risale alla seconda versione del Diario polacco e quindi a L’oriente è rosso, che segnò fra l’altro il ritorno di Nono all’orchestra, dopo la lunga parentesi dei pezzi concreto-elettronici. Ma poi, proprio in questi - La fabbrica illuminata, A floresta é jovem e chea de vida, Y Entonces comprendió, Non consumiamo Marx -, Nono mise a fuoco un modulo compositivo del tutto peculiare, appunto la combinazione di nastro magnetico, voce umana e strumenti, elaborati su banda oppure al vivo. Quanto infine al pianoforte, rimasto finora assente nella musica di Nono, il suo impiego è legato all’incontro con Maurizio Pollini. Nono del resto predilige lavorare a stretto contatto con gli esecutori. Le sue composizioni sono ormai sempre più spesso il frutto dello scambio di esperienze, di suggerimenti, di prove e verifiche, con chi gliele dovrà eseguire. E anche questa volta è stato così; né solo per quanto riguarda Pollini. Abbado, la Taskova, Marino Zuccheri (il tecnico di fonologia della RAI-tv milanese), sono intervenuti nella ricerca di Nono, nella fase formativa di Como una ola de fuerza y luz, dove però, soprattutto, sembra culminare quello che Nono ha fatto dopo Intolleranza per progredire a dare sbocchi più avanzati al suo discorso musicale. In realtà Nono non viene meno nemmeno questa volta ai suoi principi di compositore. Di nuovo, alle spalle della sua musica, c’è la ferma convinzione che la musica non si sottrae mai alla responsabilità delle idee, o meglio di una concreta azione ideologica. Fare musica significa per lui assumersi direttamente tale responsabilità, assolvere a un compito di militanza ideale. Dunque si capisce che un’orchestra, un nastro magnetico, un pianoforte, una voce di soprano, diventino protagonisti, o personaggi veri e proprio, di un avvenimento musicale la cui logica (di struttura, di materiali usati), riguarda in primo luogo ciò che Nono vuole dire con esso. Così i registri acuti verso i quali gradualmente si sposta il pezzo durante i 32 minuti della sua durata, lo concludono al lato opposto dei registri gravi con i quali si è mosso, all’inizio. Si tratta dunque di un procedimento ascensionale che configura l’intera costruzione del lavoro, e che porta lla progressiva conquista di uno spazio musicale in precedenza ostinatamente negato. Ma appunto musicalmente, ciò che appare è davvero una ‘lunga marcia’ di liberazione attraverso l’udibile, il campo sonoro. L’immagine è inequivoca, affatto significante; il simbolo, insomma, tende alla libertà. Non, però, una libertà astratta, metafisica, buona per tutti o disponibile per qualunque retorico appello. Il riferimento concreto, reale, che porta diritto all’hic et nunc, stra fra l’altro nel testo cantato, o addirittura nel titolo: Como una ola de furza y luz; a Luciano Cruz, para vivir. Come un’ondata di forza e luce; a Luciano Cruz, per vivere. Più che mai in Nono il titolo è ogni volta parte integrante della musica, le appartiene, ne indica il concetto cui tende rifarsi, la vincola a un tema, dice a che cosa dobbiamo prestare attenzione, Qui, il “per vivere” conta forse soprattutto. Ma non è questione di vitalismo. C’è anzi un immediato richiamo a Luciano Cruz, alla sua particolare morte di giovane rivoluzionario cileno scomparso a ventisette anni nell’agosto del 1971, in circostanze misteriose. Nono lo aveva conosciuto, erano diventati amici, li aveva uniti la solidarietà delle stesse convinzioni; e anche questo risvolto personale, di intimo dolore, sta all’origine del pezzo. Lo domina, tuttavia, l’idea della morte civile, sociale, politica, dell’amico, quello che significa con il suo preciso richiamo alla violenza innaturale di chi ancora opprime una parte del mondo. Un’idea che ritroviamo al centro di tutta l’opera di Nono, fin dal Canto sospeso; e che però qui diventa l’occasione o il pretesto di una precisa idea antagonistica, di vita. Nono mi scriveva, mentre lavorava al pezzo dedicato al compagno ucciso: “per lui e per il loro movimento di lotta, e perché continuano a morire (scontato) e continuano a vivere nella lotta. Ecco perché il senso del ‘para-vivir’”. Ed ecco, quindi, il senso del “como una ola de fuerza y luz”, e delle altre frasi del testo, tratte da una poesia per Luciano Cruz, del poeta argentino Julio Huasi: “joven como la revolucion / semprevivo / y cercano come el dolor de tu partida / en los vientos azarosos de sta tierra / eseguiràas flamenado en cada carga de tu pueblo / como una ola de tierra y luz”. Da questo tessuto letterario che poi si trasformerà anche in ordito fonetico, prende forma il pezzzo che non rifiuta un suo ‘programma’. Ma tale disponibilità è intrinseca ai materiali e al loro trattamento, al painoforte e alla voce di soprano, per cominciare, che si coniugano strettamente con il nastro magnetico cui froniscono da soli la materia prima dell’elaborazione. A loro volta, d’altra parte, rielaborano dal vivo ciò che è registrato, e intervengono, arricchiscono, variano, riflettono magari nella registrazione, le proprie autonome figurazioni. La voce di soprano per esempio, si rifrange a tratti in mille voci, o diventa nel finale un coro in espansione di voci superacute, il cui senso di libertà sta nella totale liberazione musicale dell’unco elemento da cui provengono. Né del resto il materiale pianistico o vocale è qualcosa di astratto, perché anzi è quello che la Taskova e Pollini hanno suggerito e fornito a Nono, che ne ha reinterpretato la concreta fisionomia espressiva. Formulando fra l’altro un pianismo inedito, estraneo a ogni eredità, tutto inventato anche per la tecica che sfrutta lo strumento per quello che deve rappresentare. Vale a dire non è certo una limitazione che Nono lo tratti dal vivo nei soli registri bassi e comunque dal do centrale o poco sopra, in giù, fino al limite della tastiera; mentre nel nastro magnetico il pianoforte scende ancora di più nel profondo della fossa sonora, ai confini della barriera acustica. Si tratta della scelta di una dimensione timbrica e di uno spazio sonoro investiti dal significato perseguito, nell’ordine ormai evidente delle interrelazioni tra i tre elementi che agiscono davvero come autentiche ‘dramatis personae’.
Nella grande scena, s’intende, dell’orchestra dominata dalla presenza del suo imponente organico. La compongono inatti 4 Flauti, 4 Ottavini, 4 Oboi, 4 Clarinetti, 2 Clarinetti bassi, 4 Fagotti, 2 Controfagotti, 6 corni, 4 Trombe, 3 Tromboni, 2 Tromboni Contrabbassi, Tuba, Arpa amplificata, tam tam, grancassa, timpani, gli archi, 12 per ciascuna sezione, compresi i contrabbassi. Dunque un’orchestra che qualifica subito una tendenza di sonorità preordinate,e anche una tendenziosa predisposizione alle regioni alte e basse del suono. In effetti si salda al livello orchestrale quell’antinomia di dislocazione sonora del pezzo che ne costituisce la struttura formante e significativa; ma proprio in quanto Nono di rado coinvolge l’orchestra, intieramente. Il meccanismo è piuttosto quello della concatenazione di episodi fortemente differenziati, o caratterizzati, e del trasmigrare dall’uno all’altro attraverso la molecolare articolazione di organismi in rapida mutazione, che trascolorano e ribaltano le situazioni della musica. La stessa matrice del tritono e delle sue sette note, che intelaia tutta la composizione, determina così una inquietante instabilità interna delle stesse condensazioni di suoni, o la loro dinamica musicale perentoriamente guidata dal musicista che la padroneggia e rifiuta le imponderabili soluzioni del materismo e dell’informale. Compete anzi all’orchestra un compito preciso nei rapporti con gli altri elementi, che in essa percosì dire si rispecchiano e traggono “forza e luce”, in un continuo processo di incastri e reciproci rilievi, di tensioni contrapposte e anche coincidenti, ma senza mai stabilire un diritto di priorità.
Semmai è al nastro magnetico che tocca un ruolo, se non primario, sicuramente centrale, poiché incessante è la sua presenza, come una guida, un filo rosso, un punto di riferimento costante, un richiamo e una provocazione, o come un parametro espressivo su cui si confrontano le singole componenti. Perfino l’apparenza di una fin troppo ridotta presenza, al vivo, del pianoforte e della voce di soprano, viene contraddettta dalla loro partecipazione instancabile a ciò che avviene nel nastro magnetico. Esso, d’altronde, accompagna lo stesso svolgimento delle deu parti in cui può dividersi la composizione. La prima, configurata dopo i primi minuti di musica, dall’insistenza sui registri bassi dell’intiero apparato strumentale, vuole essere il momento, come ha suggerito Nono, “dello sconvolgimento di fronte alla morte”, e quindi della meditazione, dell’interrogativo ostinato, dell’emblematico groviglio di pensieri musicali, su di essa. La seconda, dal diciassettesimo minuto in avanti, si scandisce formalmente sul millimetrico progredire verso i registri acuti, ed è il momento in cui emerge la necessità della tensione corale conclusiva, in quella specie di ‘coda’ che la prolunga e la sublima. Ossia qui si specifica definitivamente la parte assegnata alla voce di soprano, alla sua antitesi, soprattutto nei confronti del pianoforte. Chiaro emblema della donna che impersona l’amore, riprende un motivo costante in Nono. Un amore, però, mai egoistico, personale, soggettivo. Il coro che dopo la prolungata apparizione a metà del lavoro chiude Como una ola de furza y luz, libera l’ondata di un valore generale, collettivo. Si ripropone la tematica della Floresta, di Entonces comprendió, di Non consumiamo Marx. Nono non poteva mancare di riaffermare la sua fiducia nella liberazione, indicando da quale parte sta la libertà.
Luigi Pestalozza
(tratto dal programma di sala della prima esecuzione assoluta, Teatro alla Scala, Milano, 28 giugno 1972, pp.77-79)
27. Como una ola de fuerza y luz (1971-72) [27a] Conobbi Luciano Cruz, dirigente popolarmente amato del M.I.R. cileno (movimento di sinistra rivoluzionario) a Santiago nell’estate del ’71. La sua forte intelligenza e straordinaria capacità marxista di combattente per la libertà cilena, mi suscitò ammirata immediata amicizia per lui. Nel settembre del ’71 mi giunse improvvisa la notizia della sua morte accidentale strana, a soli 27 anni. È la motivazione di questa mia musica. -------- Luigi Nono. Scritti e colloqui, a cura di A.I. De Benedictis e V. Rizzardi, Ricordi-LIM («Le Sfere», 35), Milano 2001, vol. I, p. 479 IE: Luigi Nono, Como una ola de fuerza y luz, partitura, Milano, Ricordi 1974, [p. II] (TESTO BASE) [27b] a) Claudio Abbado e Maurizio Pollini: la loro nuova potenzialità musicale resa concreta dalla loro partecipazione costruttiva all’assunzione di precisi impegni musicali umani nel nostro tempo. la nostra amicizia da anni. mio primo progetto: una composizione per pianoforte e orchestra: il pianoforte di Pollini nella sua esemplare strutturazione del suono di ravvivata espressione oggi significante; il lucido scatenamento dell’intelligenza di Abbado nella ri-scoperta attualizzata storicamente di strutture musicali. b) primo periodo di studio e sperimentazione sul pianoforte con Pollini, nello studio di fonologia della RAI di Milano con l’assistenza partecipe del tecnico Marino Zuccheri. da microfoni a contatto all’intervento del modulatore ad anello sul suono vivo: vari tentativi poi scartati per la scelta ragionata del puro suono del pianoforte, Pollini appunto. c) in questo periodo (settembre ’71) mi giunse dal Cile la notizia della morte accidentale di Luciano Cruz, giovane dirigente del M.I.R. (movimento di sinistra rivoluzionaria). l’avevo conosciuto a Santiago in giugno dello stesso anno, di forte intelligenza: ne era sorta un’amicizia solidale. la sua presenza-assenza mi determinò nella scelta definitiva della struttura sonora, del suo perché. ampliai il primo progetto con l’inserimento della voce (soprano) su alcuni versi scelti da un poema del poeta argentino Julio Huasi, amico di Luciano e da me conosciuto pure a Santiago, poema per Luciano Cruz. d) continuò più definito lo studio sul pianoforte, usato dal La iniziale basso fino al registro medio. registrammo vari materiali di varia tecnica polliniana. successiva elaborazione e composizione di essi con i mezzi elettroacustici dello studio di fonologia. finalità: la continuità del pianoforte oltre il La iniziale nel registro basso (ampliamento acustico espressivo) e sovrapposizione di suoni trasformati, nel registro medio, per mezzo del nastro magnetico. e) con la voce procedetti similarmente, secondo le caratteristiche vocali del soprano Slavka Taskova: studio sperimentazione elaborazione composizione finale sul nastro, basandomi su suoni da lei registrati. vari cori femminili – fasce sonore usando anche onde quadre. f) il nastro magnetico così composto, accompagna senza interruzione pianoforte voce, e orchestra, sovrapponendosi, ampliando, come eco, o continuandoli. g) l’orchestra si articola su blocchi di suoni basati su 1/4 di tono, 2 minori e maggiori, fino al tritono delimitante, che variamente si compongono: rapporto vuoto-pieno, ascendendo come ‘una lunga marcia’ dal registro basso fino all’acuto (ottavini e frequenze concomitanti sul nastro): massima tensione. h) prima parte: orchestra voce dal vivo e vari cori femminili sul nastro: invocazione commentario lamento per Luciano. seconda parte: pianoforte dal vivo, orchestra a blocchi, voce e pianoforte e nastro: presenza-assenza di Luciano. terza parte: pianoforte dal vivo, orchestra e nastro: ‘la lunga marcia’ ascendente all’acuto. quarta parte: pianoforte dal vivo orchestra e nastro: esplosione collettiva di sicura presenza. musica con programma? e perché no? dove il titolo ha diretta attinenza con la struttura sonora. i) la dedica: para Luciano Cruz para vivir. [“per Luciano Cruz per vivere”] ------- Luigi Nono. Scritti e colloqui, a cura di A.I. De Benedictis e V. Rizzardi, Ricordi-LIM («Le Sfere», 35), Milano 2001, vol. I, p. 479-480 TESTO BASE: Dattiloscritto ALN IE: Luigi Nono, Como una ola de fuerza y luz – Y entonces comprendió, disco Deutsche Grammophon 2530 436, [1974] RT: LN-Stenzl, p. 143 LN-Feneyrou, pp. 318-319
Paulo DE ASSIS, Luigi Nonos Wende. Zwischen Como una ola de fuerza y luz und .....sofferte onde serene... I, Wolke Verlag, Hofheim 2006, pp. 13-124
[CD] AU00001100,
Recording label: IRCAM Performers: Orchestre Radiosymphonique de Stuttgart; Schola Cantorum de Stuttgart; dir. Michael Gielen Notes: Registrazione effettuata il 13/05/1977 presso il Theatre des Champs-Elysées |
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[CD] Registrazione privata della prima assoluta a Milano, 28/06/1972,
Performers: Slavka Taskova, soprano; Maurizio Pollini, piano; Orchestra del Teatro La Scala di Milano, dir. Claudio Abbado Notes: ALN |
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[LP] 826912, 1977
Recording label: Eterna Performers: Giuseppe La Licata, piano; Ursula Reinhard-Kiss, soprano; Werner Haseleu, baritono e voce recitante; Rundfunk-sinfonie-orchester Leipzig; dir. Herbert Kegel Notes: Edito anche nel CD Edel-Berlin Classics 0021412 BC (1994) |
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[LP] DGG 423 248-2, 1988
Recording label: Deutsche Grammophon Performers: Slavka Teskova, soprano; Maurizio Pollini, piano; SO des Bayirschen Rundfunks, dir. Claudio Abbado |